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Sexual Parasite: Killer Pussy

By Simone Corà | sabato 25 aprile 2009 | 14:09

2004, Giappone, colore, 59 minuti
Regia: Takao Nakano
Sceneggiatura: Takao Nakano

A causa di un guasto all’auto, un gruppo di adolescenti in villeggiatura è costretto a rifugiarsi in un vecchio capannone abbandonanto. Girovagando per l’edificio, tra un bacio e un palpeggiamento, trovano una cella frigorifera, dov’è custodito quello che sembra il cadavere di una donna. Non possono immaginare che, con il calore dei loro corpi, hanno risvegliato un mostruoso parassita che, preso possesso di una delle ragazze, la trasforma in una pericolosa Killer Pussy, avverando una delle leggende più temute dall’uomo: la vagina dentata.

Spesso i titoli sanno essere molto chiari circa le intenzioni di un film. Come se non bastasse, in questo caso viene addirittura specificato, in modo da evitare possibili fraintendimenti, il campo d’azione. Sexual Parasite: Killer Pussy è, come facilmente immaginabile, uno splatter erotico, tanto demenziale negli intenti quanto amatoriale negli effetti visivi e nel design delle creature.
La natura dilettantesca della pellicola non viene però vista come limite, bensì come elemento fondamentale per dare vita, tra infinite strizzate di tette e sangue a gò gò, a piccole oasi di riuscita stupidità esilarante.

Basti pensare al prologo, che racchiude bene due delle tre caratteristiche principali della pellicola. Nella giungla amazzonica, due esploratori giapponesi alla ricerca di un fantomatico piranha demoniaco, vengono fermati da uno stregone locale, anch’egli però dagli occhi a mandorla. Trucco e recitazione ai minimi storici, ma enormi dosi di divertente imbecillità, che un istante dopo viene frantumata da un’inaspettata e violentissima incursione anale da parte della creatura catturata.

La componente splatter è elevata ma dozzinale, e se i litri di sangue che si spargono nell’ora scarsa di durata sono anche accettabili, è difficile rimanere se stessi di fronte a intestini che sembrano peluche e a mostri di gommapiuma tanto ridicoli quanto irresistibili.
E questo grazie all’atmosfera di allegra stupidità, nella quale la pellicola sguazza con piacere.

Takao Nakano gioca con i cliché, donando alle ragazze protagoniste tacchi vertiginosi e inspiegabili costumi da bagno anche se stanno attraversando un bosco in jeep («Be’» dice una di loro, dimostrando subito di che pasta è fatta, a inizio film, «io mi spoglio già adesso»). Si burla dei cellulari senza campo con dialoghi geniali («Ma guarda un po’, il mio cellulare ha appena smesso di prendere» esclama dubbioso uno dei ragazzi, non appena la jeep si guasta). Deride a suo modo una certa superficialità slasher (i protagonisti scendono dall’auto in panne in cerca di una cabina telefonica anche se si trovano in un bosco) ed estremizza la componente erotica, punto però in cui il film mostra le sue peculiarità più squallide e meno riuscite.

Se qualche nudo femminile, qua e là, è ben accetto anche se totalmente gratuito, un terzo del film si base su primi piani di lingue, capezzoli, chiappe e altre meraviglie (celate però da opportune nuvolette grige – il pudore censoreo dagli occhi a mandorla è alquanto originale), protagoniste di sequenze al limite del porno che stancano dopo i primi trenta secondi di esaltazione nerd.

Dispiace quindi che l’elemento sessuale sia così insistito e, di conseguenza, per quanto siano graziose e abbondanti le tre fanciulle, borioso e soporifero. Si poteva gestire meglio e con più cura l’esposizione di tanto bendiddio, visto che, in questa maniera, se ne ricava soltanto un avanzamento veloce in attesa della prossima apparizione della stupidissima quanto divertente Killer Pussy.

Pur trattandosi di un prodotto totalmente amatoriale (oltre a quanto già segnalato, inevitabili certe pecche nella regia e nel montaggio), Sexual Parasite: Killer Pussy offre comunque una recitazione più che discreta che, unita a una colonna sonora vagamente carpentieriana, dona un minimo accenno di professionalità che non disturba affatto.

In definitiva, è un film da prendere per quello che è, ma che, nel complesso, regala una piacevole oretta di compagnia.

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