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Stinger

By Simone Corà | venerdì 10 ottobre 2008 | 22:25

2005, USA, colore, 97 minuti
Regia: Martin Munthe
Sceneggiatura: Mat Nasthos

In un sottomarino dove si conducono esperimento genetici sugli scorpioni scoppia il pandemonio. Intervengono i marines per risolvere la situazione.

Appare sempre più disarmante lo scenario delle pellicole horror portate a ricevere frustate nei cinema del Belpaese. A un tentativo di sopravvivenza con un Borderline ora, si possono dare cinghiate sulle reni ricordando i vari Boogeyman 2, Prom Night e immondizia simile.
Allora, di questo passo, si potrebbero organizzare raccolte di firme, sacrifici di vergini e rapimenti di primogeniti per fare in modo di far troneggiare in sala le vere schifezze, quelle pure e leggendarie, di cui Stinger è un ottimo esempio.

Forte del prologo più stupidamente veloce che mi sia mai capitato di vedere (neanche Patrick vive ancora, con quel tentativo di omicidio in tre-secondi-tre, può batterlo), dove un’intera equipe di scienziati viene massacrata da giganteschi scorpioni mutanti in un sottomarino (!!!) nel giro di una decina di secondi (zero ritmo, zero suspance, zero scansione della violenza), la pellicola di Martin Munthe si preannuncia come un colossale trash movie.

Perché è questa l’unica maniera per poter valutare un film che regge su uno script disastroso, privo del minimo accenno intellettivo e con un senso di rifiuto verso la bellezza anche solo estetica (diamo almeno atto alle due zoccole bionde di essere dei gran pezzi di signore).
Altrimenti sarebbe impossibile mandare giù decine di scene di sconvolgente bruttezza che infestano il film. Nel momento della coprofagia involontaria ci si chiede infatti se i neuroni di Mat Nasthos galleggino nella marmellata o nella gelatina, e molti altri interrogativi sulle capacità cerebrali della troupe nascono a causa della mira scandalosa dei marines (incapaci di colpire scorpioni GIGANTI a un metro da loro), della delirante scazzottata finale e, in generale, per colpa di un voluto sense of humor oltremodo imbarazzante (la lunga discussione filosofica sul burro di arachidi, che raggiunge vertici di catastrofe narrativa clamorosi).

Non si riscontrano tracce di regia, dialoghi, recitazione, musiche ed effetti speciali. Stinger è l’idiozia portata all’eccesso, la cafonaggine su pellicola e molto altro ancora, a patto di essere offensivi e, se possibile, violenti.

Eppure, guardandolo nell’ottica giusta, ovvero quella di un divertentissimo tv shitting, e magari in compagnia di subumani dementi che apprezzano la spazzatura forse anche più del sottoscritto, Stinger rasenta il sublime. E se non fosse per una parte centrale davvero moscia e inespressiva, avremmo potuto gridare al capolavoro.

2 commenti:

  1. ma dove li trovi questi capolavori? :)

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  2. Ho un buon naso che li fiuta. Poi aggiungici due amici appassionati anche più di me, che possiedono strumenti magici come l'adsl e il muletto, e il gioco è fatto. ;-)

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