Broken (2014)

By Simone Corà | lunedì 30 novembre 2015 | 11:00

Non è la solita vendetta coreana                                                                      

È strano come la Corea, con quel carico vendicativo sul quale ha costruito un intero cinema proprio e unico, con un carattere così riconoscibile e in fondo inimitabile, debba rifornirsi con i romanzi di Keigo Higashino: sembra quasi che vadano in prestito perché in carenza di idee, perché ormai hanno sfruttato tutto quello che la idea di cinema poteva sfruttare.
Ma in fondo non è così importante la fonte di ispirazione nipponica quando Broken è uno dei revenge movie più potenti che abbia mai visto, è qualcosa che va al di là del classico thriller coreano pur incorporando le stesse componenti drammatiche e morali che tanto hanno portato bene al loro modo di fare cinema, c’è spazio anche per l’inevitabile (ma per fortuna molto contenuta) smielata che conferisce, se ancora ce ne fosse bisogno, i veri natali della seconda prova di Jeong-ho Lee, ma è un film così duro e sconvolgente che ogni concessione commerciale al mercato proprio viene travolta da una rabbia devastatrice che raramente ho visto così sincera e combattuta.

Le premesse possono ricordare certi input lansdaleiani, un cattivo fa dal male a un caro del protagonista e lui si vendica uccidendo tutti gli sgherri e tenendosi il villain per ultimo, e sempre a certe argomentazioni tipiche dello scrittore texano si può fare riferimento vista la vera natura dei cattivi, quella configurazione del male che si nasconde dietro la normalità, in questo caso la normalità adolescenziale di ragazzi qualunque che, più per noia che per divertimento, si riducono allo stupro e all’omicidio di coetanee.
Sono situazioni agghiaccianti e incomprensibili, ma viviamo in un mondo in cui anche questo è diventato parte della quotidianità e dove, in fondo, non è troppo difficile assimilare una violenza scioccante perché somministrata giornalmente e in dosi sempre più massicce.
E Jeong-ho Lee sceglie di mostrare interamente lo stupro e l’omicidio della giovane Soo-Jin nello stesso modo in cui viene mostrato a Sang-Hyun, padre vedovo che pare vivere solamente per il lavoro (duro e brutto) in fabbrica: un filmato rubato dal cellulare, una violenza umiliante e insensata, che lascia senza parole e porta a una comprensibile reazione istintiva. Non c’è tempo e non c’è modo per ragionare, rispondere alla violenza con la violenza è furore primitivo e innato in tutti noi, e non c’è possibilità di condanna per quest’uomo quando perde il controllo e uccide a sua volta uno degli stupratori della figlia.
Lui stesso sa di aver oltrepassato un limite e che nulla potrà più essere come prima, lui stesso piange e vomita per il dolore che non può in alcun modo annientare, nemmeno rincorrendo gli altri stupratori, altri ragazzi, poco più che quindicenni, invischiati in un giro di piccola criminalità legata a prostituzione e snuff movie.


La morale su cui si basa il regista inchioda e ferisce, quanto è legittima questa personale ricerca di verità e giustizia? Difficile dare una risposta soppesando gli elementi in gioco, come è difficile esternarsi a tal punto dalla vicenda (e quindi da quel micidiale what if) per non capire le azioni di un uomo distrutto.
Se il fascismo con cui è facile tacciare film simili, dove la giustizia fai da te viene lucidata e mostrata in una variante giusta e paradossalmente condivisibile, in Broken ogni mossa è sofferta, sbagliata e terribile: Sang-Hyun muore nei primi minuti e ciò che rimane di lui è solo una carcassa che avanza per inerzia, è il dolore che lo spinge dopo avergli liquefatto il cervello e contagiato il cuore della stessa malvagità mostrata dai rapitori di sua figlia.
Forse non sarebbe stata la stessa corsa, probabile che la percezione subisse una sfumatura diversa se a vestire i panni di un uomo così annientato e spolpato della propria umanità non fosse stato un attore straordinario come Jae-yeong Jeong (che è quello del meraviglioso Castawayon the Moon): basterebbe solo la sequenza straziante in cui scopre la verità per capire quanto delicata e labile sia la sua situazione, c’è un istante preciso in cui il suo essere umano svanisce sotto un cumulo di lacrime, muco e dolore, lasciando solo una forza primigenia e brutale che viene espulsa ogni qualvolta un tassello si aggiunto al puzzle complessivo.

Broken si muove su due storie parallele, accanto alla vendetta del padre prosegue l’indagine vera e propria, è qui che il film si riconcilia più categoricamente al korean way of thriller, con un detective sofferente e trafitto da errori morali/lavorativi e un giovane poliziotto che al suo primo caso importante deve confrontarsi con una dicotomia che spesso non riesce a riconoscere.
E la carta migliore che si gioca il film è la mancanza di un bisogno di giustizia personale per riparare agli errori commessi dalla polizia: le indagini si svolgono rapide e sulle medesime, corrette direzioni, l’unica arma a disposizione di Sang-Hyun è il possedere il cellulare del rapitore ucciso e quindi avere letteralmente una marcia in più. Il suo proseguire disperato non è quindi dovuto a incompetenze e minimizzazioni altrui, anzi, e la trasformazione che le sue azioni fanno compiere ai due detective è ben più profonda di un’apatica e redentiva lotta good vs evil che si può vedere in casi simili. 

Film durissimo e disturbante, anche di non facile visione per via delle tante scene di violenza bestiale e realistica, ma catartico e necessario.

6 commenti:

  1. Sembra molto interessante, provo a recuperarlo.
    Secondo te è tipo I saw the devil? Cazzo mi era proprio piaciuto un botto quello

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    1. Mmmh, sì, per certi versi sì, anche se I saw the Devil si concentrava su un concetto filosofico di "risoluzione del problema" e di uso della violenza, con un lato molto fisico e visivo.

      Broken invece mi ha fatto stare male perché ti mette proprio in una posizione terribile, e ti chiede davvero "ma tu, cos'avresti fatto al suo posto?". :)

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  2. E bella, bella, bella recensione, attraverso la quale hai risvegliato la mia mia curiosità verso questo film, che vedrò senz'altro. Grazie, a presto :)

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