Non è la solita vendetta coreana
È strano come la Corea, con quel carico
vendicativo sul quale ha costruito un intero cinema proprio e unico, con un
carattere così riconoscibile e in fondo inimitabile, debba rifornirsi con i
romanzi di Keigo Higashino: sembra quasi che vadano in prestito perché in
carenza di idee, perché ormai hanno sfruttato tutto quello che la idea di
cinema poteva sfruttare.
Ma in fondo non è così importante la fonte
di ispirazione nipponica quando Broken
è uno dei revenge movie più potenti che abbia mai visto, è qualcosa che va al
di là del classico thriller coreano pur incorporando le stesse componenti
drammatiche e morali che tanto hanno portato bene al loro modo di fare cinema,
c’è spazio anche per l’inevitabile (ma per fortuna molto contenuta) smielata
che conferisce, se ancora ce ne fosse bisogno, i veri natali della seconda
prova di Jeong-ho Lee, ma è un film così duro e sconvolgente che ogni
concessione commerciale al mercato proprio viene travolta da una rabbia
devastatrice che raramente ho visto così sincera e combattuta.
Le premesse possono ricordare certi input
lansdaleiani, un cattivo fa dal male a un caro del protagonista e lui si
vendica uccidendo tutti gli sgherri e tenendosi il villain per ultimo, e sempre
a certe argomentazioni tipiche dello scrittore texano si può fare riferimento
vista la vera natura dei cattivi, quella configurazione del male che si
nasconde dietro la normalità, in questo caso la normalità adolescenziale di
ragazzi qualunque che, più per noia che per divertimento, si riducono allo
stupro e all’omicidio di coetanee.
Sono situazioni agghiaccianti e
incomprensibili, ma viviamo in un mondo in cui anche questo è diventato parte
della quotidianità e dove, in fondo, non è troppo difficile assimilare una
violenza scioccante perché somministrata giornalmente e in dosi sempre più
massicce.
E Jeong-ho Lee sceglie di mostrare interamente lo
stupro e l’omicidio della giovane Soo-Jin nello stesso modo in cui viene
mostrato a Sang-Hyun, padre vedovo che pare vivere solamente per il lavoro
(duro e brutto) in fabbrica: un filmato rubato dal cellulare, una violenza
umiliante e insensata, che lascia senza parole e porta a una comprensibile
reazione istintiva. Non c’è tempo e non c’è modo per ragionare, rispondere alla
violenza con la violenza è furore primitivo e innato in tutti noi, e non c’è
possibilità di condanna per quest’uomo quando perde il controllo e uccide a sua
volta uno degli stupratori della figlia.
Lui stesso sa di aver oltrepassato un
limite e che nulla potrà più essere come prima, lui stesso piange e vomita per
il dolore che non può in alcun modo annientare, nemmeno rincorrendo gli altri
stupratori, altri ragazzi, poco più che quindicenni, invischiati in un giro di
piccola criminalità legata a prostituzione e snuff movie.
La morale su cui si basa il regista inchioda
e ferisce, quanto è legittima questa personale ricerca di verità e giustizia?
Difficile dare una risposta soppesando gli elementi in gioco, come è difficile
esternarsi a tal punto dalla vicenda (e quindi da quel micidiale what if) per
non capire le azioni di un uomo distrutto.
Se il fascismo con cui è facile tacciare
film simili, dove la giustizia fai da te viene lucidata e mostrata in una
variante giusta e paradossalmente condivisibile, in Broken ogni mossa è sofferta, sbagliata e terribile: Sang-Hyun muore
nei primi minuti e ciò che rimane di lui è solo una carcassa che avanza per
inerzia, è il dolore che lo spinge dopo avergli liquefatto il cervello e
contagiato il cuore della stessa malvagità mostrata dai rapitori di sua figlia.
Forse non sarebbe stata la stessa corsa,
probabile che la percezione subisse una sfumatura diversa se a vestire i panni
di un uomo così annientato e spolpato della propria umanità non fosse stato un
attore straordinario come Jae-yeong Jeong (che è quello del meraviglioso Castawayon the Moon): basterebbe solo la sequenza straziante in cui scopre la
verità per capire quanto delicata e labile sia la sua situazione, c’è un
istante preciso in cui il suo essere umano svanisce sotto un cumulo di lacrime,
muco e dolore, lasciando solo una forza primigenia e brutale che viene espulsa
ogni qualvolta un tassello si aggiunto al puzzle complessivo.
Broken si
muove su due storie parallele, accanto alla vendetta del padre prosegue
l’indagine vera e propria, è qui che il film si riconcilia più categoricamente
al korean way of thriller, con un detective sofferente e trafitto da errori
morali/lavorativi e un giovane poliziotto che al suo primo caso importante deve
confrontarsi con una dicotomia che spesso non riesce a riconoscere.
E la carta migliore che si gioca il film è
la mancanza di un bisogno di giustizia personale per riparare agli errori
commessi dalla polizia: le indagini si svolgono rapide e sulle medesime,
corrette direzioni, l’unica arma a disposizione di Sang-Hyun è il possedere il
cellulare del rapitore ucciso e quindi avere letteralmente una marcia in più.
Il suo proseguire disperato non è quindi dovuto a incompetenze e minimizzazioni
altrui, anzi, e la trasformazione che le sue azioni fanno compiere ai due
detective è ben più profonda di un’apatica e redentiva lotta good vs evil che
si può vedere in casi simili.
Film durissimo e disturbante, anche di non
facile visione per via delle tante scene di violenza bestiale e realistica, ma
catartico e necessario.
Sembra molto interessante, provo a recuperarlo.
RispondiEliminaSecondo te è tipo I saw the devil? Cazzo mi era proprio piaciuto un botto quello
Mmmh, sì, per certi versi sì, anche se I saw the Devil si concentrava su un concetto filosofico di "risoluzione del problema" e di uso della violenza, con un lato molto fisico e visivo.
EliminaBroken invece mi ha fatto stare male perché ti mette proprio in una posizione terribile, e ti chiede davvero "ma tu, cos'avresti fatto al suo posto?". :)
E bella, bella, bella recensione, attraverso la quale hai risvegliato la mia mia curiosità verso questo film, che vedrò senz'altro. Grazie, a presto :)
RispondiEliminaBene, è un ottimo film e merita di essere visto :)
EliminaDopo questa recensione, lo cerco.
RispondiElimina:-)
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