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Recensione: The Mall of Cthulhu, di Seamus Cooper

By Simone Corà | venerdì 11 marzo 2011 | 08:00

Night Shade Books, 2009
140 pagine, 13.95$ o gratuito
ISBN 9781597801270

Lui barista squattrinato, lei agente dell’FBI, Ted e Laura sono amici per la pelle da una vita. Scampato per miracolo a una sparatoria, Ted si ritrova in possesso di uno strano videogioco, fortuitamente rubato al suo aggressore. Provando quello che si rivela essere un particolare simulatore di vita online, Ted scopre che una setta segreta, fedeli discepoli di H.P. Lovecraft, sarebbe ormai prossima a completare l’evocazione di Cthulhu, il più rappresentativo tra i Grandi Antichi. Aiutato da Laura, le indagini lo conducono a un centro commerciale, dove, a quanto sembra, opera la loggia…

Con un titolo del genere (letteralmente “Il centro commerciale di Cthulhu”) è abbastanza palese quanto poco serio sia questo tributo al solitario di Providence, un’inverosimile ma spassosa storiella horror sorretta dall’intraprendenza comica dei due irresistibili protagonisti. Diametralmente opposti nell’affrontare la vicenda, esuberante, maldestro e altezzoso lui, riflessiva, pignola e vigile lei, sparano una raffica di dialoghi goliardici, in un furibondo alternarsi di punti di vista che da soli sostengono la progressione narrativa. Volutamente esile e infantile è infatti la trama, che vede questa assurda setta pronta a evocare Cthulhu sfruttando la particolare forma di un centro commerciale, delle giuste misure per aprire un varco dimensionale tra la realtà quotidiana e R’lyeh. Ted e Laura si gettano di pancia contro questi cattivoni, e ne nasce una rocambolesca opposizione fatta di fortuite sparatorie, lunghi inseguimenti e storie d’amore sbocciate tra un Necronomicon e l’altro, il tutto sottolineato da adeguate, colorite battute.

Seamus Cooper scrive agilmente, predilige una rapidità narrativa che dona un notevole ritmo al romanzo intero, sin dalle prime pagine. È forse questo un difetto dell’opera, che in qualche occasione avanza davvero con troppa velocità (il primo, sveltissimo capitolo, che tra l’altro parla di vampiri) quando forse una certa calma descrittiva poteva essere scelta più apprezzata. Tuttavia, costruendo il romanzo soltanto su questi due personaggi, ai quali in fondo la storia fa da semplice corredo, viene difficile muovere critiche alla vivacità stilistica di Cooper. Di certo non si respirano echi lovecraftiani, nelle sue atmosfere, sempre solari e gradevoli, e anche di fronte a Cthluhu stesso Cooper non smette di far sorridere con le parodistiche descrizioni di R’lyeh e delle strampalate formule per evocare il dio dormiente – astenersi quindi cultisti fedeli al verbo destabilizzante del papà dei Grandi Antichi, non ci sono orrori striscianti, da queste parti.

Dopo un diverbio con la Night Shade Books, Cooper aveva reso disponibile il romanzo al donwload gratuito sul suo blog (dove l’ho recuperato io), ma recentemente la questione si è chiusa con una sconfitta dell’autore, costretto a cedere i diritti dell’opera per evitare vari tormenti burocratici. Non sentitevi quindi in colpa se vi capita di trovarlo presso, ehm, mezzi che usiamo tutti, tutt’altro, The Mall of Cthulhu potrebbe anche essere sede divertita dove testare, per chi ancora la temesse, la lettura in inglese.

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