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Recensione: Frozen

By Simone Corà | giovedì 31 marzo 2011 | 08:00

2010, USA, colore, 93 minuti
Regia: Adam Green
Sceneggiatura: Adam Green

Tre ragazzi, in vacanza in montagna per un po’ di svago sciistico, decidono di fare l’ultima discesa prima che la seggiovia chiuda. Ma l’addetto, chiamato al telefono, si dimentica di loro, abbandonandoli a decine di metri d’altezza…

Adam Green è una sicurezza, una delle poche nel cinema di genere. Affinando la tecnica, acquisendo la giusta sicurezza, conoscendo pienamente i topoi e sfruttandoli per deriderli (il delizioso Hatchet) o, come in questo agghiacciante Frozen, renderli ancora più crudi e verosimili, Green sta dimostrando di aver sublime ispirazione nei calcoli narrativi e nei tempi registici, il tutto al servizio di una storia di certo non nuova ma raccontata e diretta meravigliosamente.

Come in tempi recenti avevano fatto l’ottimo Open Water e relativi cloni più o meno riusciti, Frozen parte dal più scontato dei presupposti: un luogo di villeggiatura, una dimenticanza altrui, la sfida per sopravvivere. Privo del taglio semidocumentaristico della pellicola di Chris Kentis, bastano però pochi minuti per notare la marcia in più di cui dispone Frozen: dialoghi molto, molto lunghi, splendidamente scritti sia negli iniziali momenti goliardici sia nei drammatici, angoscianti sviluppi successivi. Pur con tre teen come protagonisti, non si sfiora mai il pericolo di amebe caratterizzazioni e superficiali scambi di battute (cosa che affossava, per citare un titolo recente, l’insignificante Altitude), nemmeno quando gli argomenti trattati toccano quotidiani problemi di cuore e filosofie di vita. Parker, Dan e Lynch sono infatti scolpiti in personalità realistiche, umane, plausibili, ben approfondite tanto in certe, giuste ingenuità poco più che adolescenziali, quanto nei momenti in cui viene richiesto loro maggior maturità.

Ma la sceneggiatura d’acciaio rimane solida e inattaccabile anche quando il film entra nel vivo: la raccapricciante prigionia dei tre ragazzi sprigiona un’inquietudine che entra dritta nel cervello, e si boccheggia con puro dolore nel seguire il verosimile approccio alla tragedia dimostrato dai tre. La paura che li avvolge piano, offuscandone a poco a poco riflessioni, strategie, sentimenti e sanità mentale, per poi dilagare prendendosi quasi gioco di loro, colpisce allo stomaco ben più di una volta per la credibile, credibile brutalità della vicenda. Green di certo non tentenna, né evita di mostrare le scene più atroci e difficili da digerire (quegli scricchiolii mi perseguiteranno nel sonno per chissà quanto tempo): la sua visione, pur concedendosi naturalmente a uno squisito impatto cinematografico, è precisa e veritiera, e non lascia alcuno scampo.

Frozen: ideale per chi soffre di vertigini.

9 commenti:

  1. Nel suo genere, davvero niente male.
    Anche se roba come The descent gli da parecchio filo da torcere.

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  2. Indubbiamente, a livello di crudeltà e un certo realismo The Descent ha pochi rivali, ma appartiene anche a tutt'altro genere. :)

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  3. Concordo completamente. Anche la mia pregressa rece sul film si poneva sulla stessa lunghezza d'onda. A presto.

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  4. Io adoro il genere survivor e Frozen è una perla.

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  5. Sorry: ma le zanzare escono solo in e-book?

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  6. Un film che, per lunga parte della sua durata, si potrebbe definire statico, ma che si rivela tutt'altro proprio per i dialoghi e la perfezione ritmica.
    Sicuramente un lavoro di grande maturità che riesce a far superare l'iniziale ostacolo dell'apparenza del teen-movie.
    Un piccolo posto nella cineteca personale lo merita davvero.

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  7. @ Eddy: le zanzare sì, solo in e-book, ché siamo gente tecnologica, noi. :)
    (ma si può leggere su pc con un software dell'Adobe!)

    @ Cyb: non aggiungerei una sola parola in più. Se non qualche parolaccia. XD

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  8. Non sono d'accordo su nulla. Il film è scontato, stupido e fondamentalmente noiosissimo. A tratti scade nel ridicolo (non so se più o meno involontario) ma soprattutto è estremamente scontato, come quando il cretino fidanzato descrive come sarebbe per lui la morte più atroce e noi capiamo subito che farà esattamente quel tipo di fine. Tra l'altro la sovrabbondanza di effetti sonori irreali ed esageratissimi non fa che rendere il tutto ancora più ridicolo (le ossa rotte e gli occhi che si aprono emettono suoni di quel tipo???). Ho preferito di gran lunga Hatchet, una boiata fine a se stessa, ma almeno piena di splatter e ritmo. p.s. "Altitude" è infinitamente migliore di questa cagata. Almeno dopo 5 minuti di film non sai già come va a finire.

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  9. No, be', Altitude è un film tremendo, non potrebbe essere paragonato a niente da tanto è involontariamente comico.

    Ma, al di là di questo, non è di certo sulla sorpresa che gioca Frozen: come tutti i film appartenenti a questo sottogenere, non è che ci possano essere chissà quali invenzioni o colpi di scena. Lo sviluppo della vicenda e la conclusione sono più o meno quelle, sempre. E' però il modo in cui vengono condotte la creazione di un'atmosfera valida, l'ansia e il lavoro sui personaggi a renderlo davvero un buon film.

    Si respirano la PAURA e la DISPERAZIONE, tanto da rendere credibili le cazzate che fanno i ragazzi pur di PROVARE a salvarsi.

    E il dialogo è eccellente, lungo, profondo, magari non sempre "intelligente" ma VERO, CREDIBILE, REALISTICO.

    Se però preferisci stupirti con emo che risalgono una corda all'esterno di un aereo lanciato a folle velocità all'interno di una nube temporalesca, allora sì, film come Frozen è meglio se li lasci da parte. ;)

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