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Notte buia, niente stelle, di Stephen King

By Simone Corà | mercoledì 12 gennaio 2011 | 13:00

Sperling & Kupfer, 2010
420 pagine, 20,90 €
ISBN 9788820049621

Quattro lunghi racconti, per lo Stephen King del 2010, novelle, o romanzi brevi che dir si voglia, che soltanto in un’occasione si tingono di soprannaturale, preferendo quindi, in questo Notte buia, niente stelle, un aspetto quasi totalmente noir, fatto di soprusi, vendette, ritorsioni e rivalse dove è la donna a essere protagonista. Inutile perdersi nei soliti, noiosi discorsi sull’ultima parte di carriera dello scrittore del Maine, i bei tempi sono andati ma un discreto mestiere il re continua a farlo, e Notte buia, niente stelle combacia bene o male con le direzioni narrative intraprese in questi anni. Trame, personaggi, caratterizzazioni, twist e tematiche sono stati già affrontati ben più di una volta nella sua sterminata produzione, c’è davvero poco per cui un navigato lettore di genere possa stupirsi in questi quattro racconti, ma resta comunque un sufficiente intrattenimento nella lettura, una fluidità stilistica che in fondo piace o, più che altro, non dispiace.

Con il chiacchierato passaggio di testimone tra Tullio Dobner e Wu Ming 1 per la traduzione, il King italiano ne perde molto in quanto a precisione ed eleganza, e spesso emerge una certa secchezza, una telegraficità che mai mi era sembrato di trovare nei romanzi precedenti. Dobner sapeva forse cogliere con maggior armonia i colori e le sfumature, mentre Wu Ming 1 pare focalizzarsi su un adattamento più freddo e tecnico, e questo lo si respira soprattutto nel primo racconto, 1922, la cui parte iniziale è eccessivamente brusca, ai confini di un’irritante scrittura scolastica. Poi si migliora, il tutto si compatta in un insieme più riuscito, la lettura è generalmente buona ma mai, mai eccellente (stilisticamente, credo che Duma Key sia una delle letture più orgasmiche della mia vita, un romanzo che ritengo obbligatorio per chiunque voglia cimentarsi con la scrittura), e qua e là certe scelte mi hanno lasciato perplesso.

Venendo ai racconti, in 1922, pur presentando una storia strutturalmente insolita e che si svolge curiosamente, King non ha mai il pieno controllo della vicenda, sbandando dove invece avrebbe potuto soffermarsi, e soltanto nella seconda metà il pezzo comincia a girare. I cliché tuttavia sono davvero troppi per poter sorreggere l’insieme, dal fantasma della moglie morta che perseguita l’esageratamente colto protagonista ai topi che soltanto lui vede, e si viene così a perdere la forza motrice del racconto (la vicenda del figlio e della fidanzata, l’intervento dei comprimari come il padre della ragazza e lo sceriffo). Prendendolo per le redini, evitando certe fastidiose ingenuità, allungandolo per esplorare con i giusti tempi la parte finale, ne poteva nascere un buon romanzo, così è solo un’irritante occasione sprecata.

Molto, molto meglio con Maxicamionista, pezzo alla Lansdale, un crudo rape & revenge dove una scrittrice di discreto successo, dopo essere stata violentata, ormai pazza e incontenibile, cerca vendetta. La scrittura funziona più agilmente, la storia presenta una progressione che, per quanto prevedibile, aggancia alla pagina, e anche se i deliri della protagonista sbrodolano spesso in eccessive lungaggini, l’umiliazione, la rabbia, la sensazione di sporco e il dolore emergono con interessante credibilità. Sorvolando su La giusta estensione, un simpatico ma davvero inutile esercizio di stile su un patto col demonio (!!!) che comporta una serie di apocalittiche disgrazie a una sfortunata famiglia, Un bel matrimonio chiude il volume con una scontatissima ma gradevole storia di conflitti domestici, dove Darcy, dopo tanti di matrimonio, scopre in soffitta il terribile segreto del marito. Se la trama non offre nulla, dai colpi di scena alle personalità dei personaggi, le 100 pagine del racconto scorrono tuttavia gustosamente, con una narrazione sensibile, attenta, plausibile, capace di sottolineare con la giusta intensità i momenti più duri.

Si torna quindi alle considerazioni iniziali: al di là della questione sulla traduzione, Notte buia, niente stelle presenta idee vecchie e contaminate discretamente narrate, dove in un’unica occasione (Maxicamionista) si riesce a trovare un equilibrio che vada un po’ oltre la scarsa sufficienza politica complessiva (o due stelline su cinque, se vogliamo). Un libro quindi tranquillamente trascurabile (il prezzo d’altronde non è affatto amico, né l’orribile, orribile copertina), ma se vi capita di averlo tra le mani (a me l’hanno regalato per Natale), preventivata l’assenza di qualsiasi aspettativa, una lettura, perché no, non farà del male.

3 commenti:

  1. si ecco
    poco prima di concludere il post stavo pensando proprio questo
    "se me lo regalano"
    sennò mai e poi mai
    perché preferisco recuperare alcuni king che non ho letto, se proprio devo leggere king
    questo aspetterà economiche edizioni
    in sconto
    quindi ti ringrazio per avermene dato conferma.
    :)

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  2. @ gelo: infatti, non c'è davvero nessun'altra caratteristica per spingere anche solo a comprare la futura edizione economica. E' il King più trito e ritrito possibile, che per carità, si legge bene, ma sempre le solite cose sono.

    @ Davide: appunto! XD

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