Tetsujin 28th

By Simone Corà | venerdì 8 ottobre 2010 | 13:00

Faccio rimbalzare su questi lidi un accenno alla recensione di Tetsujin 28 che appare sul blog gemello, Anime Asteroid, cosa che prossimamente farò per ogni pezzo che scrivo dall’altra parte e che mi chiedo come mai non abbia mai fatto in precedenza. So che voi siete buoni e avete pazienza, quindi ripetete dopo di me: viva i robottoni!

Perché Tetsujin 28 è il primo robot gigante di sempre, nonché uno tra i più brutti in assoluto, ed è protagonista di questo omaggio/remake/rivisitazione dell’opera originale: un mix di fantascienza e storia, che sfrutta un godibilissimo contesto steampunk fatto di macchinari giganti, sbuffi di vapori e colossali automi semoventi.


Non serve ribadire l’importanza storica di Tetsujin 28, il primo robot gigante della storia, una cisterna di ferro semovente con il naso a punta tanto esteticamente infantile quanto rivoluzionaria per il genere robotico e per l’animazione nipponica in generale. L’opera di Mitsuteru Yokoama chiaramente non regge il peso degli anni trascorsi – nel 1956 temi, strutture, personaggi e storie poggiavano su semplici bipolarità buono/cattivo e comprensibili ingenuità – ma conserva e custodisce la Storia di una nazione, il ritratto di un popolo e i semi che lo avrebbero successivamente germogliato.

Poteva quindi esserci autore più adatto di Yasuhiro Imagawa per dirigere questo omaggio? Il regista dello straordinario Giant Robo e del recente, superbo Shin Mazinger, nelle sue reinvenzioni dei classici dell’animazione è stato infatti tra i pochi a saper cogliere lo spirito di quegli anni e modernizzarlo con una sincera devozione raramente vista altrove, ed è proprio con Tetsujin 28 che, nel 2004, crea forse l’opera più fedele e leale della sua carriera.

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