Buried

By Simone Corà | giovedì 21 ottobre 2010 | 13:15

Spagna/USA/Francia, 2010, colore, 95 minuti
Regia: Rodrigo Cortés
Sceneggiatura: Chris sparling

Paul Conroy si risveglia in una bara. Intrappolato sottoterra, pochissimo ossigeno a disposizione, ha con sé soltanto un cellulare e uno zippo. Disperato, non perde le speranze e inizia a telefonare a chiunque, ma è troppo lontano per essere aiutato…

Una bara, un attore. Una bomba d’idea, tanto semplice quanto magistrale, giocattolo perfetto per far ammattire e soffocare. Il tanto chiacchierato Buried è infatti girato interamente all’interno di un rettangolo di legno, per tutta la sua durata non si vede che il faccione disperato di Ryan Reynolds illuminato ora dalla fiamma dello zippo ora dalla luce del cellulare, nessun flashback, nessuna furba sequenza all’esterno, solo Paul Conroy e la sua bara. E il regista fa un lavoro della madonna. 90 minuti tesissimi, una regia varia e vivace, con primissimi piani asfissianti, vorticosi tecnicismi, claustrofobici giochi fotografici che ti avvinghiano come un cappio al collo – un controllo della situazione eccellente, applausi roboanti per mr Cortés.

Eppure Buried è il film pacco dell’anno, una robaccia da rivoglio indietro i miei soldi, un disgusto da andiamocene via dalla sala prima che ammazzi tutti. Sceneggiato probabilmente da una scimmia, Buried è sepolto a calci sotto una trama elementare, una striminzita manciata di cartelle di script che si potrebbero anche accettare, d’altronde non era di certo una storia rivoluzionaria che si chiedeva a un film come questo, se non fosse per l’infantile assurdità che permea tutta la pellicola. C’è sospensione dell’incredulità e sospensione dell’incredulità, e il film di Cortés, dopo aver mandato giù i primi interrogativi che è facile porsi sulla stupidità delle situazioni, precipita in un abisso privo del minimo spiraglio di intelligenza, per concludere in bellezza con un colpo di scena finale che… non ce la faccio, mi piego in due dal ridere.

Il povero Ryan Reynolds è costretto così a recitare dialoghi che oscillano tra il mediocre, il disastroso e il delirante, con alcuni picchi di demenza allucinante che guarda caso aumentano proprio nella patetica parte conclusiva che vorrei raccontarvela ma… davvero, mi viene troppo da ridere. Non so quanti danni possa aver fatto un doppiaggio incolore, ma per quanto certi vaneggiamenti siano anche comprensibili, il 90% di ciò che dicono gli interlocutori di Paul è privo del tono adeguato, è fuori luogo, è scemo, non ha alcun senso.

Dite a Cortés di mettere in una tomba Chris Sparling, se lo merita.

8 commenti:

  1. Come pronosticai prima di entrare in sala, tentativo lodevole ma di una noia mortale.
    La sceneggiatura non sta proprio in piedi e alcune scene hanno causato grasse risate in sala (il licenziamento, il serpente, la telefonata alla madre...).
    Per realizzare un film del genere devi avere la certezza assoluta di poter contare su dialoghi inattaccabili: quelli di Buried sono totalmente privi di credibilità, un disastro.
    Bocciato.

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  2. sto sentendo pareri molto discordanti su questo film, tu sei per la ciofeca, qualcuno ha parlato di quasi capolavoro..
    io non l'ho ancora visto ma mi incuriosisce

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  3. Io non so come possa esaltare un soggetto del genere: anzi la trovo una cosa normalissima che possa debba affidarsi a trovate assurde per giungere al minutaggio prefissato. Io passo tranquillamente: poi non lo vedrei con la giusta convinzione visto che la situazione mi ricorda decine di horror a cui sono più affezionato.

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  4. è veramente un pacco...finale pessimo
    e poi la trama con tutta sta burocrazia eccessiva al telefono
    che povero sfigato
    la morte è giusto che lo abbia colpito
    spoiler

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  5. Non ha convinto neppure me...poteva durare giusto 15 minuti, ma 94 sono troppi per chiunque. ciao.

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  6. Secondo me poteva funzionare benissimo, anche con una durata sugli 80 minuti, perché Cortés ha fatto davvero un ottimo lavoro registico. Un esperimento interessante, perché no.

    Serviva però una trama almeno, almeno sensata. Senza quella, crolla tutto.

    :)

    @ Vitto: madò, ti devo una mail, mi ero scordato. Recupero appena riesco. :)

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  7. Però tu nella sinossi hai scritto "*disperato*, non perde le *speranze*", e di questo almeno vergognati.

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  8. Peccato, una bella occasione sprecata. Ma il solito istinto masochista credo mi spingerà a vederlo lo stesso...

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