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Jack Brooks: Monster Slayer

By Simone Corà | giovedì 5 agosto 2010 | 13:00

2007, USA, colore, 85 minuti
Regia: Jon Knautz
Sceneggiatura: John Ainslie

Jack Brooks, dopo aver assistito in giovane età alla morte dei genitori per mano di una creatura mostruosa, cresce con un terribile disturbo caratteriale, che gli impedisce di controllare le proprie reazioni e di tenere a freno gli scatti rabbiosi. Idraulico di professione, frequenta una scuola serale dove conosce il professor Crowley, che lo prega di riparare un guasto alla caldaia di casa sua. Il problema si rivela più ostico del previsto e il professore, in un secondo momento, cercando di sistemare le tubature con un artigianale fai-da-te, scopre che, in giardino, è stata seppellita una cassa di legno. Al suo interno, ossa umane e un cuore nero pulsante…

Non fatevi ingannare dal titolo goliardico, né dagli incomprensibili accostamenti, scovabili qua e là in giro per la Rete, alla follia demenziale de L’armata delle tenebre, perché Jack Brooks: Monster Slayer, pur possedendo minuscole parentesi ironiche, rese tali dalla simpatica gigioneria di un ottimo Robert Englund, di comico ha davvero poco, briciole in confronto alla serietà che lo permea.

Siamo vagamente dalle parti della prima Casa raimiana, alle cui mostruosità demoniache si rifanno infatti le creature mutanti nel lungo combattimento finale, e non è difficile riconoscere certe atmosfere pregne di squisite, luride metamorfosi corporali e gustosi geyser di sangue.
La pellicola di Knautz trabocca infatti di orridi abomini, e tra il gigantesco essere monocolo che trucida gli indigeni nel rapidissimo prologo, l’aggressivo incrocio uomo-scimmia-lupo che stermina la famiglia di Jack e soprattutto il tentacolare, viscido bubbone foruncoloso che vomita schifezze, non sono poche le gustose bestialità che potrebbero attrarre il monster-maniac che è in noi.

Jack Brooks: Monster Slayer è infatti un horror piuttosto ancorato alla concezione cinematografica del terrore anni Ottanta. Un certo ambiente scolastico, molto distante dalla moda ignorantemente slasher/liceale di questi ultimi anni; un certo modo di concepire la storia d’amore e i rapporti tra i compagni di classe, buffi e derivativi, ma con precise tridimensionalità; un certo modo di far emergere un orrore di stampo anche sociale e, soprattutto, un certo modo di nutrire, gonfiare, mostrare il notevole bestiario che riempie la pellicola: è in questi elementi, citazionisti, riverenti, sinceri, che si individua il legame della prima opera lunga di Knautz con un modo di fare cinema ormai lontano, forse dimenticato, ed è ciò che più piace di queste atmosfere artigianalmente sanguinose

Non che abbiamo tra le mani un film ben riuscito, tutt’altro.

Tolto un lavoro sicuramente appropriato nel delineare il carattere difficile di Jack, la sceneggiatura è poco più di un (lungo) pretesto per mettere insieme una buona carrellata di duelli fra bestie e innaffiarli, qua e là, con il goffo comportamento del professor Crowley. Personaggi incolori e trovate piuttosto anonime la dicono lunga sull’atmosfera semi-amatoriale dell’opera, ma tra discreti alti (i colloqui tra Jack e lo psicologo) e orribili bassi (la leggenda del cuore nero), si riscontra comunque una certa funzionalità generale, avvalorata da alcune oasi più che ispirate (il titolare della ferramenta), sì gradite, ma niente che nemmeno una regia più vitaminica, come non è assolutamente quella di Knautz, avrebbe potuto innalzare qualitativamente.

Ciò che non riesce appieno è però la coerenza nel mantenere costante e credibile la componente seriosa, che in alcuni punti appare sbiadita e forzata, come se si fosse voluto giocare questa carta a tutti i costi per non ridicolizzare l’intero progetto, o, cosa peggiore ma che mi riesce difficile pensare, si sia anche tentata la strada della risata con, ahimè, pessimi risultati.
Piace la circolarità narrativa e il ruolo significativo del disturbo psicologico di Jack, ma una maggior capacità di ironizzare avrebbe dato più valore all’intero progetto, tanto alla drammaticità quanto all’orrore.

Ne esce così un lavoro non troppo lontano dalla sufficienza, un sei che può essere raggiunto e migliorato, d’altronde di potenzialità il pargoletto di Knautz è pieno, nel sequel già annunciato, nel quale, dato l’ottimo cliffhanger del qui presente capitolo uno, non possiamo che aspettarci, per la gioia di grandi e piccini, mostri, mostri e ancora mostri.

4 commenti:

  1. Ecco un film da serata estiva (o almeno spero :D), me lo guarderò gustandomi un succoso ghiacciolo alla menta :O

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  2. Lo guarderò volentieri.Mi ricorda quei filmetti tipo Reanimator e la casa che mi hanno fatto innamorare del genere horror.

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  3. Sì, l'atmosfera è quella, e anche l'uso dei mostri meccanici ricorda quel tipo di film.

    Non una pellicola memorabile, anzi, ma tante belle creaturine schifose, questo sì, e il ghiacciolo alla mente ci sta benissimo. Magari anche uno all'amarena. :)

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  4. http://cinemapococelebre.blogspot.it/2012/03/jack-brooks-monster-slayer-45-quando.html

    https://www.facebook.com/pages/Cinema-Poco-Celebre/612933938734920?ref=hl

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