Home » , , , , » The House of the Devil

The House of the Devil

By Simone Corà | mercoledì 17 marzo 2010 | 13:10

2009, USA, colore, 95 minuti
Regia: Ti West
Sceneggiatura: Ti West

Primi anni Ottanta: Samantha è una studentessa universitaria stanca di condividere la stanza del dormitorio con una compagna che pensa solo al sesso e a dormire. Trovata una bellissima casa a un prezzo molto vantaggioso, si vede però costretta a cercare un lavoro per poter permettersi l’affitto. L’annuncio di una famiglia bisognosa di una babysitter le sembra manna dal cielo, e non ci pensa due volte ad accettare l’impiego. Ma quando suona al campanello di casa Ulman capisce subito che c’è qualcosa di strano…

Non date credito alla tiepida sinossi, non è sulla trama, invero abbastanza scontata sin dal prologo, che gioca le sue carte questo The House of the Devil, pellicola a tratti immensa e importantissima per il nostro amato genere.

Il giovanissimo Ti West, classe 1980, va infatti a cercare, sin dalla riuscitissima ambientazione/atmosfera in bilico tra i Seventies e gli Eightes stupendamente ricreata, la vera, sincera materia che dovrebbe comporre ogni film horror: quel senso d’inquietudine, quell’ansia incontrollabile che niente, meglio di un’enorme magione isolata nei boschi, saprebbe regalare.

Per mezzo di una solida sceneggiatura, con personaggi tanto credibili quanto strabilianti (la fragilità di Samantha, la buffa allegria di Megan, il disagio di mr Ulman, quest’ultimo davvero sublime) e dialoghi di ferro, realistici nelle (poche) parole sussurrate, esclamate o urlate, Ti West pone le basi per una storia sì semplice, e in alcuni aspetti sicuramente prevedibile, ma realizzata con incredibile cura maniacale, tanto da usare un buon 80% del minutaggio per preparare, stuzzicare, allestire l’orrore che esploderà negli ultimi venti minuti.

Ma forse a niente sarebbe servito un ottimo script se non gli fosse stato corrisposto un altro eccellente, davvero eccellente aspetto: il taglio registico di West è infatti un lento, asfissiante, lugubre incedere, con morbidi movimenti di camera e un ritmo costantemente pacato. Facilone ma comprensibili, per certi versi, le critiche d’oltreoceano, che seppelliscono il film dicendo che non accade nulla, ma è proprio nella calma e nella lentezza dello sviluppo che risiede il cuore di The House of the Devil.

A partire dai favolosi titoli di testa per finire con un crescendo orrorifico di rara tensione, è difatti impossibile non provare, sentire, capire le difficoltà di Samantha (che siano economiche, affettive o dovute al buio che la avvolge nella casa del diavolo), ragazza che nulla, a partire dall’abbigliamento anti-erotico tipico di quegli anni, ha da spartire con l’attuale, spesso insipida eroina tutta d’un pezzo tipica dei film del terrore.

L’inquietudine che la divora ogni qualvolta mr Ulman tentenna, sospira e sembra sempre nascondere qualcosa, è un’inquietudine che sfiora, anzi, molto di più, anche lo spettatore, un’inquietudine che gli fa annusare un pericolo sì, magari scontato, ma di grandissimo effetto, che si appiccica addosso e porterà a bloccare il respiro in più di un’occasione.

Peccato quindi per una lacunosa esplosione horror, in un certo punto della parte conclusiva che non si può ovviamente citare, che non lascia quella meraviglia orrorifica che ci si attendeva dopo un tale, meticoloso lavoro nella costruzione della pellicola. Si resta così un po’ passivi, anche amareggiati da saltuari comportamenti forse eccessivamente statici, ma sono solo alcuni istanti prima che il film si riprenda con un gustoso innaffiamento: il sangue comincia a sgorgare a fiotti, fontane di linfa vitale che portano The House of the Devil a rimanere ben impresso anche molto oltre i crediti finali.

Pellicola magnifica per quanto non propriamente perfetta, e visione imprescindibile.

14 commenti:

  1. urca...e io devo ancora vederlo!
    ciao

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo al 100% con la tua analisi: film incredibile, West dimostra di comprendere e di saper sfruttare le dinamiche più vere e profonde dell'horror come pochi altri.
    Qui siamo agli esatti antipodi dello splatterume hollywoodiano alla Alexandre Aja, Eli Roth & compagnia bella: il grado di coinvolgimento emotivo dello spettatore raggiunge livelli altissimi e l'empatia che sviluppa nei confronti di Samantha gli permette di incanalarsi in un crescendo di tensione quasi insostenibile.
    In fin dei conti, come scrivevo nella mia recensione, nell'economia del film l'importanza di ciò che accade dal tentato sacrificio in poi diventa piuttosto secondaria.

    RispondiElimina
  3. Ho visto il film, e devo dire che non mi ha particolarmente entusiasmato.
    La ricostruzione del periodo è fatta con cura, i personaggi non sono sterotipati, ma non credo che basti rimasticare le tematiche e le impostazioni degli anni '70 per ottenere qualcosa originale.
    Se mi avessero detto che il film era del 1977, lo avrei ugualmente considerato inferiore a tanti altri dell'epoca.
    La forza più grande di The house of the devil è di muoversi nell'attuale deserto cinematografico dell'horror, per cui appare interessante. Un po' come Michale Buble che riprende lo swing di 50 anni prima e sembra originale rispetto al nulla musicale attuale.
    La domanda è:
    The house of the devil sta indicando una direzione in cui muoversi, o sta inchiodando il coperchio della cassa sul genere?
    Lo scopriremo.
    Maybe

    RispondiElimina
  4. Io credo invece che l'aspetto retrò, per quanto importante, ottimo e davvero slendido nel dare certe atmosfere al film, sia solo una parte diciamo decorativa del tutto.

    Il nocciolo di The House of the Devil è la tensione, e la tensione è tale tanto negli anni '70 quanto nel 2010, se la si ricrea come Chtulhu comanda.

    I vari colloqui con mr. Ulman e l'esplorazione in solitaria della magione gigantesca mettono brividi autentici, almeno io li ho provati, e poco importa, alla fine, se l'epilogo è deludente nel suo essere un po' tirato via e impacciato.

    Non sarà quel capolavoro del millennio come dice Elvezio, ci sono vari limiti che lo azzoppano, inutile negarlo, ma, concordando col Re ratto, un film horror che riesce a giocare così bene sulle atmosfere credo sia solo da incorniciare. :-)

    RispondiElimina
  5. Senti l'insistente bussare alla porta? Sono i soliti rumeni, ormai di casa, gli ho detto di smetterla di andare e venire, tanto vale che rimangano fissi da te almeno possono picchiarti con più comodo...

    Trattali bene mi raccomando.

    RispondiElimina
  6. OT. Simone, sul forum della WMI ti cercano per l'antologia. Leggi qui
    http://www.writersmagazine.it/forum/viewtopic.php?sid=e871c9546fd580b8c4ae9fbf620d5be3&p=112384#112384

    Ciao
    Luca

    RispondiElimina
  7. @ Elvessio: ormai ai rumeni, quando non me lo rubano, offro il caffè.

    @ Luca: ho visto. Non sapevo. Ho fatto. Grazie!

    RispondiElimina
  8. Copioincollo quello che ha scritto Maybe.
    Sono completamente d'accordo, con l'aggiunta che tutta questa suspance e tutti questi brividi, io non li ho proprio provati.
    Anzi, è tutto talmente calcolato nel seguire le dinamiche di Samantha all'interno della casa, che questa ricerca di tensione (invero mai raggiunta) stanca, annoia molto prima del finale.
    Pollice verso per me!

    RispondiElimina
  9. Pollice verso anche per me. A parte lo stile retrò che rappresenta l'unico aspetto interessante della pellicola, il resto non comunica assolutamente niente. Tralaltro, è ridicolo come l'eroina inizia a inquietarsi e cagarsi sotto senza aver NULLA in mano, neanche una prova che c'è qualcosa che non va, così di punto in bianco perchè le luci si spengono e la madre a cui deve badare si alza dal letto (??). Finale sbrigativo al massimo e particolarmente deludente.

    Se il maiale recensore (il ritorno! L'anonimo aveva ragione!) mi dice di tornare a guardare Orphan e The Reef io lo faccio volentieri, e gli auguro mille e più visioni di capolavori VERAMENTE irrinunciabili come Troll Hunter e House of the Devil.

    RispondiElimina
  10. Ma il film gioca tutto sull'inquietudine, su un'atmosfera sinistra che potrebbe preannunciare qualcosa di brutto. Di per sé non fa paura, ma a me ha fatto cagare in mano per l'atmosfera magistrale.

    E poi vorrei vedere te a non provare niente se avessi fatto un simile colloquio con mr. Ullman, altro che niente in mano! XD

    Sul finale ok, sì, è tirato via e ha deluso anche me, ma tutto quello che c'è prima è pura classe.

    RispondiElimina
  11. No, ok, posso accettare che il sign. Ullmann è discretamente strano e che la protagonista possa sentirsi leggermente spaesata a stare in quella casa "strana", ma cacchio però, si terrorizza e cerca di fuggire senza avere alcun elemento in mano, senza aver visto nulla di particolarmente inquietante o terrorizzante. L'ho trovata una forzatura clamorosa che getta alle ortiche il poco pathos che si iniziava a creare.

    Peccato perchè l'estetica è davvero buona e anche l'argomento delle sette sataniche è ben sfruttato, ma questa inverosimilità e, sopratutto, l'assurdo finale in cui lei si spara (??) senza motivo ... cioè dai!

    RispondiElimina
  12. Be', ma...

    SPOILER

    lei si spara perché aspetta il figlio del demonio, ou! XD

    FINE SPOILER

    Per il resto, be', secondo me questo film è solo pathos, e trovo credibilissima l'agitazione della protagonista, anche perché cresce a poco a poco con un'inquietudine pazzesca. :)

    RispondiElimina
  13. Visto ora!
    Piaciuto, anche se mi ha convinto solo a metà. Da una parte l'aspetto citazionista l'ho visto come un limite, anche se permette di ricreare delle sequenze davvero memorabili.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per me invece è stato proprio uno dei suoi punti di forza, gli ha permesse come dici tu di ricreare sequenze memorabili con un fascino enorme :)

      Elimina