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Paragon Hotel

By Simone Corà | martedì 16 febbraio 2010 | 12:00

di David Morrell
Piemme, 2007
390 pagine
6,90 €

Il Paragon è un immenso hotel a forma piramidale, costruito agli inizi del Novecento da un eccentrico milionario. Nelle sue camere hanno alloggiato personaggi illustri e malavitosi, e alcune sono state addirittura teatro di orribili fatti di sangue. È proprio lì che il gruppo di creepers, esploratori di edifici abbandonati, con a capo il professor Conklin, si sono diretti. Ma il Paragon non è affatto un edificio abbandonato…

Non so, in Italia, quanto si possa conoscere di uno scrittore come David Morrell, che a una prima, addirittura ottimistica occhiata appare un mestierante del thriller come mille altri. Ma se vi dico che Morrell è il papà di John Rambo, protagonista del suo esordio letterario Primo sangue, allora non sono poche le carte che cambiano: ci si ubriaca di fiducia, crescono le aspettative, si rimane stuzzicati dalla sinossi e, convinti che se Paragon Hotel ha vinto un Bram Stoker Award un motivo ci dovrà pur essere, la curiosità annichilisce tutto il resto.

E questi sarebbero tutti elementi davvero gozzi, anzi, gozzissimi, sfido chiunque a dire il contrario, se il romanzo non facesse così schifo.

Morrell è in possesso, anche se questo è un termine improprio, di un vocabolario limitatissimo e di uno stile tremendamente elementare, e quest’accoppiata abominevole trasforma le quasi 400 pagine del volume in un’agonia, una sofferenza sempre maggiore, una pugnalata a chiunque richieda un minimo, un minimo, non di più, di qualità narrativa.
Bastano questi due brevi esempi, entrambi riguardanti quella che poteva essere un’inquietante figura mostruosa come un gatto a cinque zampe, per comprendere l’invidiabile varietà stilistica di Morrell:

Balenger corrugò la fronte, dopo aver notato qualcosa di strano nelle zampe posteriori dell’animali: il loro movimento era grottesco.

Come potete leggere, l’atmosfera sinistra, il mistero, la ripugnanza sono solo alcune delle sensazioni che le parole di Morrell, descrivendo, ehm, minuziosamente questo “qualcosa di strano”, forse neanche utopisticamente potrebbero mai raggiungere.
E ancora:

I fasci di luce incrociati lo colsero [il gatto] mentre balzava lungo il ballatoio verso il grottesco albero che spuntava dal pavimento.
Anche il gatto albino era grottesco, comunque.

Quel “comunque” è davvero sublime, non concordate? Forse anche un po’ grottesco…

C’è poco da fare: bruciarsi gli occhi con uno stile del genere alla fine spinge, inevitabilmente, a limitarsi soltanto a sfogliare la seconda metà del libro, così, giusto per farsi un’idea di come possa finire la storia.

Già, la, ehm, storia.
Una storia che a volte sembra avere bambini per protagonisti, bambini che si dilettano in scherzetti infantili e che fanno i capricci e che abbassano mogi mogi il capo con un broncio pronunciato quando la bimbetta di cui sono innamorati dà i bacini a un altro. Altre volte, invece, nonostante i creepers siano dei professionisti del mestiere, o almeno così Morrel ci dice, si rivelano dei disgraziati incoscienti, che cadono in ogni buco possibile, salgono su tutte le scale pericolanti che ci sono (per poi crollare con loro, of course) e si fanno un male bestia ogni cinque minuti spezzandosi gambe a tutto spiano.
Una storia che spesso viene raccontata attraverso dotti, irritanti, lunghissimi monologhi assolutamente irrealistici, per non parlare degli sproloqui contestualmente privi di aderenza (l’asfissiante spiegone su Quarto potere e, oh, la divertentissima ironia che segue) e botta e risposta che si sostituiscono in maniera disgustosa al narratore e al ruolo che dovrebbe svolgere.
Una storia anche gradevolmente incalzante nella parte iniziale, con qualche elemento horror poi purtroppo vanificato, ma che ben presto lascia spazio a un thriller di tremenda banalità, con un killer qualsiasi che se la prende con le donne per sopperire alla mancanza materna durante l’adolescenza e che tiene in ostaggio i nostri amati rincreepeniti.
Wow.

Non leggete questo libro, se lo fate vi meritate l’ebola.
Se invece lo avete già letto, e sciaguratamente non foste d’accordo con la recensione qui sopra, fuggite, fuggite prima che l’ira delle creature che popolano Midian vi raggiunga, stolti!

6 commenti:

  1. Mah, io non ne ho ricordi così spiacevoli, anche se non mi pare nemmeno memorabile.
    Per quattro spiccioli penso che possa essere una lettura passabile, in treno o sotto l'ombrellone.
    Che poi ci siano in giro tonnellate di libri migliori, questo non ci piove.

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  2. Ormai è ufficiale: Simone Corà è diventato un duro e sputa le verità scomode dai denti.

    Spaccati, che è arrivato lì, Morell e gli ha tirato un pugno alla Rocky...

    Grande Simone, un recensore scomodo che presto verrà minacciato di morte dal Rodano al Reno...

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  3. @ McNab: no, no, madonna, per carità, neanche se lo regalano. Io cerco sempre di salvare qualcosa, basterebbe anche una virgola ben inserita per farmi dire un fatidico "però..." che possa non far affondare del tutto la barca, ma qui non c'è nulla, niente di niente. Tra i cinque libri più brutti che abbia mai letto.

    @ Elvis: oh, sì, come sono cattivo! XD

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  4. Boh, io non lo ricordo così tremendo, ma in effetti di tempo ne è passato.
    La mia lista dei peggiori libri letti è già abbastanza lunga. Oramai se fanno schifo tendo a non finirli nemmeno. Sarò poco professionale, ohibò.

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  5. Io non ho mai letto First Blood.
    E nemmeno Il Padrino di Mario Puzo.
    Questa cosa dei libri da ombrellone mi ha sempre interessato.
    Tipo che se uno prima è a casa e sta leggendo un libro no, ma poi deve uscire per andare sotto l'ombrellone allora cambia libro anche se non ha finito quello che stava leggendo?

    Ho appena finito di vedere Daybreakers e vorrei cavarmi gli occhi con dei chiodi arrugginiti, scusatemi.
    Anche le orecchie che pure la musica faceva ecco, diciamo che bella non era...

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  6. @ McNab: anch'io dovrei fare così, ma quel maledetto dovere morale torna sempre e pungermi. Casomai faccio come con questo Paragon Hotel, e li sfoglio fino alla fine, giusto per avere un'idea di come finisce...

    @ Elvis: l'importante è che ci si metta la crema solare, sennò siamo fottuti.

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