Grotesque

By Simone Corà | venerdì 16 ottobre 2009 | 13:08

Giappone, 2009, colore, 73 minuti
Regia: Koji Shiraishi
Sceneggiatura: Koji Shiraishi

Un ragazzo e una ragazza – lui, timido e impacciato, teneramente innamorato di una lei bella, dolce e cordiale – vengono rapiti da un maniaco squilibrato. L’uomo, alla ricerca di un piacere sessuale deviato ed esasperato, inizia così a torturare i due, promettendo loro che, se raggiungerà l’eccitazione desiderata, li lascerà andare.

Chiacchierata pellicola nipponica, preceduta da uno strascico di esclamazioni e timori circa l’esagerato livello di violenza che si prefiggeva di raggiungere, Grotesque è in realtà poco più di un film amatoriale, realizzato con pochi mezzi e con una, pur interessante, filosofia di fondo che, da sola, non basta a reggere il già esile scheletro.

Koji Shiraishi, già regista dell’ottimo, blairwitchiano Noroi, mostra le sue indubbie qualità tecniche sfoggiando camera a mano e inquadrature bizzarre e anomale (basti pensare al viaggio in furgone), ma ogni tentativo di dare una certa intellettualità perversa alla pellicola fallisce proprio per un’impostazione di base e un’esecuzione generale piuttosto dubbia e rattoppata.

Piace l’indovinato legame del titolo, essenzialmente perfetto, alle motivazioni dello spietato maniaco che, nella parte finale, vengono piano piano a galla, ma Grotesque, sotto il mero punto di vista effettistico, unica, vera meta che si prefigge di raggiungere, è sorprendentemente deludente.

La componente splatter è esigua e sfruttata in modi pietosi e infelici, e non è avvalorata da una regia che, spesso e volentieri, sbaglia nel preferire inquadrature fuori campo e suggerire un dolore che, molte altre volte, senza un’effettiva logica, mostra con flash rivoltanti e nauseabondi.
Chiaro che, in una pellicola del genere, che non cerca di certo un’ideologia sottile e di deviata aulicità, o quanto meno finge di cercarla, brutalità e torture diventano necessariamente essenza stessa di questi settanta minuti scarsi, ma se da una parte abbiamo una vomitevole visione ravvicinata delle conseguenze di un’evirazione, dall’altra abbiamo l’atto stesso dell’evirazione che ci è concesso soltanto di percepire dalle urla del povero protagonista e dall’inquadratura fuori campo delle mani del mad doctor al lavoro. Così come i chiodi piantati nello scroto sono veloci istantanee che si potrebbero prendere da un Rotten qualsiasi.

Non parliamo poi dell’uso imbarazzante della motosega, che si limita a tagliare una manciata di dita e un braccio, tra l’altro con risultati visivi parecchio dilettanteschi (poco sangue che sprizza, sensazione di artificiosità, mancanza di dolore tangibile).
Difficile poter continuare con gli esempi, perché poi, tolta una scena finale finalmente ripugnante, Grotesque non offre nient’altro di gustosamente viscerale per gli splatter-maniacs.

Non che si sentisse l’estremo bisogno di un simile compendio di bestialità sanguinaria – trovo più che mai inutile una violenza totalmente immotivata, creata con l’unico scopo di scioccare ma priva di idee e di inventiva che anche il più increscioso dei vari Saw sa offrire a quintalate –, ma se Shiraishi ha posto precisi bersagli stomachevoli per il suo film, non può mancarli in maniera tanto scolastica.

Rimane quindi da segnalare solo una doppia masturbazione iniziale, lunga e sofferente, che disturba proprio per la diretta, se così vogliamo chiamarla, e per il senso di realismo sprigionato. Se Grotesque fosse rimasto su simili coordinate di pura depravazione, avrebbe di certo tagliato traguardi importanti nella classifica delle efferatezze più purulente, ma Shiraishi è fuori fuoco nella quasi totalità della pellicola, e a nulla serve una sua indiscutibile squisitezza tecnica in un prodotto tanto dozzinale, privo di tensione, privo di suspance, privo di qualsiasi cosa.

Terribili, terribili, terribili oltre ogni immaginazione, infine, le musiche, ottenute attraverso riletture tastieristiche di famose composizioni classiche, che non fanno altro che inabissare ancora di più il film con uno dei più vecchi e banali binomi che si potessero applicare.

11 commenti:

  1. Povero Grotesque.. L'hai proprio stroncato.. Però a me ha divertito :)

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  2. e io che pensavo che ti eri letto il libro...

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  3. @ Danilo: lo so che ti ha divertito, e io speravo che divertisse anche me, e invece niet niet niet.

    @ Gelo: però adesso devi dirmi di che libro parli, parché la mia parte ignorante ha iniziato a comprimere quella intelligente.

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  4. Intelligenza non è il contrario di ignoranza, quella è la cultura!

    Per l'intelligenza, mio caro, non c'è nulla più da fare...

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  5. La parte che mi è più piaciuta della recensione è quando hai lasciato parlare il mad doctor che è in te e hai cominciato a dire "poche braccia tagliate, giusto una manciata di dita, robetta, speravo che almeno inquadrassero i chiodi nelle balle del tizio, poco sangue, poca violenza, ma come? Si sentivano solo le urla? Perché non rotolava per terra qualche bulbo oculare molliccio? E materia cerebrale a spruzzo? No?"
    Dimostrazione (ennesima) che questo blogghe ha ogni giorno qualcosa da svelare. Lieta di seguirlo. :)

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  6. @ Cyb: sai mica qualche posto dove la si può comprare quella cosa, lì, intqualcosa? ^_^

    @ Maria: in fondo siamo tutti un po' mad doctor, dentro. :-P

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  7. l'autore è Kirino
    mi pare
    un mattone tanto (928pagine)
    lo vedi in libbraria abbastanza di frequente

    forse potrebbe averlo (letto) Ian
    qua:
    http://www.ibs.it/code/9788854502482/kirino-natsuo/grotesque.html

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  8. L'ho visto ieri! Arrivo tardi, ma ci tengo a dire che la scena finale è da antologia(quella della testa)! Per il resto... entro stasera l'ho già rimosso!

    Crescizz

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  9. Più ci ripenso e più lo ricordo come inutile, sterile pornografia splatter. Inguardabile.

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  10. Orribile. Quasi peggio di "A serbian film"

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