Dopo aver litigato con il figlio al telefono, una donna cerca di rilassarsi completando un puzzle e sorseggiando una ttisana. Ma, tassello dopo tassello, il relax lascierà il posto ad alienazione e a una pazzia sempre più incontenibile.
The Puzzle è il terzo lavoro di Davide Mellini, sicuramente uno dei nomi più interessanti del sottobosco cinematografico di genere. Nel suo curriculum si possono infatti trovare, oltre a una serie di produzioni spagnole come aiuto regista, due collaborazioni di prestigio, come assistenta alla regia, con Roberto Cimpanelli e soprattutto con Dario Argento, anche se nell’ahimé inguardabile La Terza Madre. Mellini ha pertanto acquisito tecniche e capacità, nonché una certa maturità, che sfoggia con indubbia bravura nel qui presente The Puzzle, cortometraggio recitato in quattro lingue – inglese, spagnolo, italiano e francese – e girato in un solo giorno.
Lasciando perdere una locandina fin troppo pretenziosa, bisogna dire che ogni inquadratura è studiata con massima attenzione, in un continuo alternarsi di stili differenti che piacciono per la compattezza con cui vengono gestiti. Data l’esigua durata del corto (poco meno di 5 minuti), si potrebbe puntare il dito su una certa esuberanza stilistica che, in un tempo così ristretto, rischia di travolgere lo spettatore per le tante soluzioni adottate. Ma è innegabile il mestiere di Mellini, e tale è l’abilità con cui rende visivo, affascinante, onirico il suo lavoro, che si rimane gradevolmente stupiti.
Lo spunto da cui prende vita The Puzzle non è nuovo, ma il twist finale rimane abilmente nascosto, insabbiato fino al momento opportuno, impedendo allo spettatore di ipotizzare quale possa essere lo sviluppo della storia.
I cinque minuti scorrono così per mezzo della curiosità che sprigiona il corto e, nonostante una certa macchinosità nella seconda parte (troppe le interruzioni e i richiami ai lavori frenetici e impazziti di Darren Lynn Bousman), la conclusione di The Puzzle risulta indovinata per quell’intrusione soprannaturale che chiude il cerchio.
In definitiva si tratta di un lavoro notevole, svolto con mestiere e con un buon affiatamento di gruppo (musiche, fotografia, cast). Certo, cinque minuti sono ancora troppo pochi per poter giudicare appieno le capacità di Mellini, e più di una volta il corto sembra scoppiare per le tante, troppe intuizioni e trovate che il regista dimostra di possedere e soprattutto di padroneggiare. Si respira una gran voglia di fare – purtroppo limitata da tempi tecnici, budget e altre magagne care alle minuscole produzioni – e non può esserci riconoscenza migliore verso un regista che, in futuro, si spera possa fare grandi cose.
Potete vedere il film a questi due indirizzi:
Scusi dott. Corà, ma non è spudoratamente identico a qualcosa di vecchio, racconto, corto o film? Non ricordo bene, perdoni l'età, ma mi fa tornare alla mente una storia simile, nella quale il protagonista mette assieme il puzzle che, alla fine, riproduce la scena della morte del protagonista, oppure un viso alla finestra, sita dietro il protagonista.
RispondiEliminaLei che la mi è dotto, mi saprebbe dire se tale memoria è esatta e a cosa corrisponde?
Ringrazio in anticipo,
ossi e equi.
Sa, signor Poropat, a me non viene in mente nessun film o libro, ma l'idea, che è abbastanza classica, è stata usata in lungo o in largo.
RispondiEliminaCome si chiama questa sensazione, di cose che ti sembra di aver visto anche se magari non esistono e sono frutto della tua fantasia?
Lei che mi sa che è più anziano e navigato, mi saprebbe dire cos'è?
:)
Ho appena visto il corto.
RispondiEliminaBello.
Molto.
Manca solo, forse, di un'idea nuova e forte.
Ma è un po' tutto l'horror moderno ad essere così ombelicocentrico sul genere.
Barker non dirige più film.
Argento e Craven sono in coma irreversibile.
Carpenter è desaparecido.
Zombie, Aja, Balaguero, danno segni di ripresa e di speranza, mentre i francesi cannibalizzano gli anni '70 più di rob zombie(nomen omen). In letteratura le cose vanno ancora peggio.
In Italia poi... qualcuno ha avuto il pelo sullo stomaco di leggere l'antologia "Bad Prisma"? Io si, la recensione la trovate sul mio blog.
E' quasi paro paro a una frase del film L'attimo Fuggente, codesta:
RispondiElimina"Era una notte buia e gelida, e una vecchia signora che aveva la passione di costruire puzzle, se ne stava seduta in salotto, al suo tavolo a completare il suo nuovo puzzle, ma mentre metteva i pezzi insieme, si accorse, con grande stupore che l'immagine che si formava era quella del suo salotto e la figura al centro del puzzle una volta composta era lei stessa; con le mani tremanti sistemò allora gli ultimi quattro pezzi, e fissò inorridita il volto di un pazzo furioso alla finestra. L'ultima cosa che la vecchia signora udì, fu il rumore dei vetri infranti."
Comunque, seppur non originale, è molto ben girato e le musiche acchiappano!
Ma pensa un po'!
RispondiEliminaDi cosa si parla, in questi casi? Omaggio, citazione o che altro? :P
Direi plagio involontario, un pò come le canzoni di Adelmo Zucchero Sugar Fornaciari! :D
RispondiEliminaGrande Luigi!!!
RispondiEliminaEcco dott Corà, il riferimento che cercavo!
Ma immagino che l'attimo fuggente non sia tra le tue visioni preferite :D
Cosa le fa insinuare questo? Rimangi quello che ha detto. Non di solo splatter vive il blogger nerd! :P
RispondiElimina:)Vero vero! Io ad esempio non riesco a fare a meno dei film di Troisi!
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