Monster Planet

By Simone Corà | martedì 29 settembre 2009 | 12:45

di David Wellington
Epix, Mondadori, 2009
311 pagine
4,90 euro

Dodici anni dopo lo scoppio dell’Epidemia che condannò il mondo a essere invaso dai morti viventi, Ayaan, alla guida di un gruppo di guerriere somale, combatte ancora contro l’orda degli stupidi ghoul e dei pericolosi lich. Ma il temibile Zarevic, il potente essere psichico russo, ha radunato un esercito stermianto di morti e sta viaggiando alla volta dell’America per impossessarsi della misteriosa Fonte.
La giovane Sarah, dopo aver visto la cara Ayaan venire catturata dal nemico, inizia così a dare la caccia allo Zarevic per liberare o, nel peggiore dei casi, uccidere, una seconda volta, la sua amica.


Che David Wellington non avesse intenzione di creare una semplice saga sulla figura classica dello zombie era già abbastanza evidente in Zombie Island (ripubblicato poi in Urania Horror con il titolo originale di Monster Island), primo tassello di questa trilogia mangia-cervello. Ai morti viventi affiancava infatti intelligenti mummie millenarie e strane creature dai poteri mentali, creando però un pastrocchio poco accattivante e tutto sommato confuso.

Gli innesti anomali sono continuati con il disordinato secondo episodio, Monster Nation (Epix n.4), e ora esplodono con questo Monster Planet, capitolo conclusivo, che sposta definitivamente e sciaguratamente le coordinate della saga da un horror atipico a un fantasy, o qualcosa di simile, un po' indigesto.

Gli zombie, qui chiamati ghoul, vestono un ruolo secondario, di contorno, quasi inutile, mentre i lich, i cosidetti zombie evoluti, in grado di pensare, parlare, muoversi e anche sparare onde energetiche che farebbero l’invidia di un Goku qualsiasi, diventano effettivi protagonisti. Ma per quanto le idee fantasiose e gli spunti curiosi non manchino, così come certe indovinate caratterizzazioni mostruose (la donna-fungo su tutti), abbiamo a che fare con una storia incerta, che, riassumendo, presenta una sequenza interminabile di creature e le mette l’una contro l’altra, come in un match apocalittico.

Anche l’essere umano stesso perde importanza, soprattutto nella seconda parte del romanzo, dove lich di ogni forma e tipo, mummie, sacerdotesse egizie, druidi, esseri dai poteri mentali sconfinati e strane creature-granchio prendono definitivamente il sopravvento, nella loro ricerca di un semplice artefatto tipicamente fantasy, come il pozzo di luce e potere chiamato Fonte.

Ma ciò che più di ogni cosa impedisce una semplice lettura ricreativa, meta che comunque si raggiungeva con i precedenti capitoli, è la gestione strutturale con cui Wellington costruisce il romanzo. Salti temporali da un rigo all’altro, personaggi che spuntano improvvisamente dal nulla, voltafaccia caratteriali inspiegabili... insomma, crateri logici in cui la storia affonda, perché spesso incomprensibile e incoerente (basti pensare all’assurdo atteggiamento di Marisol).

C'erano buone potenzialità, viste nel primo romanzo della serie, per offrire qualcosa di nuovo e stimolante nella narrativa zombie, ma Wellington si è un po' perso per strada, chiudendo la trilogia con il romanzo più debole del lotto.

7 commenti:

  1. Vero: pare un libro senza editing...
    Peccato perchè secondo me Wellington ha diverse cartucce da sparare. Ma gli servirebbe un'arma migliore.
    Romanzo bocciato.

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  2. E' vero, concordo: ci sono passaggi e momenti potenzialmente davvero belli, a livello creativo (anche solo il fatto che certi zombi, mangiando carne umana, acquisiscono energia che poi possono piegare secondo la loro volontà), ma nel complesso c'è questa confusione che a tratti sa davvero di scrittura a caso, dove le cose accadono così, tanto per fare.

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  3. Bene, salto direttamente tutta la triologia! ^_^

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  4. Hey, il link del mio blog è sbagliato, hai messo due Http! Mi volevi boicottare, eh ^_^

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  5. Eh sì, mi hai scoperto, ora dovrò correggere per forza. :-P

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  6. Malgrado la conferma della parabola discendente qualitativa dei 3 romanzi mi sento comunque di consigliarne la lettura poichè rappresentano veramente una visone alternativa e a tratti anche molto stimolante del genere zombesco. Secondo me ne vale la pena.

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