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Terminator Salvation

By Simone Corà | mercoledì 1 luglio 2009 | 13:33

2009, USA, colore, 115 minuti
Regia: McG
Sceneggiatura: John D. Brancato, Michael Ferris

Nel 2018, l’intelligenza artificiale Skynet, per mezzo delle potentissime macchine che controlla, ha portato il mondo alla rovina e ridotto gli uomini alla schiavitù. Ma vari gruppetti di ribelli, capeggiati da John Connor, leader spirituale e carismatico, resistono ancora e combattono la minaccia robotica.
E quando ormai sembra vicino il giorno della vittoria, per mezzo di una strategia offensiva che le macchine non potrebbero contrastare, si affaccia sul mondo il misterioso Marcus, giustiziato quindici anni prima ma, apparentemente, ancora vivo e vegeto.

Di tutte le saghe cinematografiche, che tanta pellicola e tempo, spesso a sproposito, hanno consumato, la trilogia di Terminator era forse una delle poche da cui ci si poteva aspettare, con curiosità, una nuova puntata, soprattutto se ambientata in quel tetro futuro profetizzato così tante volte da James Cameron nei primi due, immortali episodi.

Ma, ora che la frittata è stata fatta, e per di più con uova marce, scaldate su padelle incrostate di sporcizia, è doveroso chiedersi perché un franchise tanto importante, sia per le notevoli vette qualitative raggiunte che per il sempre alto giudizio del pubblico, sia stato affidato (di nuovo) a mani tanto squilibrate e poco affidabili.

Perché è disastroso, disastroso oltre ogni immaginazione il lavoro svolto in fase di sceneggiatura da quegli orchi cannibali che rispondono al nome di Brancato e Ferris (perle come Catwoman e Primeval nel curriculum, ma anche il The Game finchiano). Voragini narrative, incongruenze a secchiate e credibilità contestuale risibile sono infatti i punti forti di questo aborto espulso dal fantastico duo, punti forti che rendono indigeribile, inguardabile, insostenibile la pellicola, se non per mezzo di gloriosi attacchi di risate a cui, qua e là, è impossibile sottrarsi.

Ma non basta.
Non ci sono personaggi degni di nota, in Terminator Salvation, ma soltanto figure anonime, burattini senz’anima, creati saccheggiando i più grossi successi di un certo cinema post-atomico (Mad Max su tutti). Militari saccenti dagli ideali irremovibili, eroi coraggiosi ma ancora troppo teneri per poter contare qualcosa, colossi granitici, dagli sguardi di pietra, e poi lui, John Connor (un anonimo Christian Bale che urla tutto il tempo), il leader della resistenza, che altro non è se non un semplice, mediocre, comunissmo uomo motivato da spirito di unità e fratellanza.
Non c’è carisma, in questi personaggi (John e Marcus), non c’è attrazione o simpatia (le comprimarie femminili, mai così inutili; la bambina; Kyle Reese), tutto è pallido, moscio, incolore.
E la situazione è aggravata da dialoghi abominevoli, piatti, superficiali, l’abc del film action destinato alla tv più scrausa, dove tutto, tutto, è prevedibile per mezzo di quello sguardo o di quel gesto.

E non c’è fantasia, creatività, inventiva. Terminator Salvation, quando non copia gli altri è una lunga, tiepida, interminabile autocitazione (basta, basta, basta! con la solita, infinita battaglia conclusiva in fonderia). Ci si stanca, e in fretta, in queste due ore scarse dove, a conti fatti, non succede niente. Perché la spettacolarizzazione non riempie i vuoti dello script, ma anzi, ne enfatizza i tanti punti devoli.

E serve a poco il buon lavoro di McG, che centra una manciata di sequenze di splendido virtuosismo e indovinata masturbazione visiva. Difficile infatti non rimanere stupiti di fronte al piano sequenza sull’elicottero, o al gran ritmo adrenalinico della fuga di Kyle e Marcus e al conseguente inseguimento coi droni-bikers.

Ma non ci sono basi su cui poggiarsi, e anche la migliore inquadratura finisce per crollare sul suolo di una sceneggiatura ridicola, ridicola, ridicola, che nessuno, nemmeno il peggior detrattore, avrebbe mai auspicato alla saga, neanche dopo il trascurabile terzo episodio.

A questo punto ci toccherà sorbirsi anche gli inevitabili nuovi capitoli, che, causa dovere morale, ogni buon cinemaniaco sarà costretto a guardare. Ma magari, chissà, Skynet farà in tempo a dominare il mondo prima che cià accada.

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