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À l’intérieur

By Simone Corà | mercoledì 15 luglio 2009 | 13:11

2007, Francia, colore, 83 minuti
Regia: Alexandre Bustillo, Julien Maury
Sceneggiatura: Alexandre Bustillo

Sarah, reduce da un terribile incidente automobilistico che le ha portato via il marito, è agli sgoccioli della gravidanza. La vita non è facile, e il dolore per l’uomo che ha perso non è colmabile né con l’aiuto della madre né con quello del suo datore di lavoro.
La notte della vigilia di Natale, quando il parto è più che mai vicino, Sarah riceve la visita di una sconosciuta: sarà una carneficina.


Mai sazio di una disgustosa curiosità anatomica, il recente cinema francese di genere raggiunge, con À l’intérieur, il livello più alto di atroce sadismo che mente umana possa anche solo perversamente immaginare. Se il cugino Frontièr(s) poneva i limiti di una determinata struttura narrativa (e Martyrs li distruggerà esplorando un dolore mistico e ancestrale), il film dell’accoppiata di macellai Bustillo/Maury pianta quelli del disturbo visivo/sonoro, arbitrariamente impossibili da raggiungere in un futuro prossimo. Teste che esplodono, ferri da maglia piantati nel collo, forbici nelle mani e nelle ginocchia e nella fronte non sono che le prime gocce di tortura che formeranno l’acquazzone di sangue. Basta menzionare anche il solo, semplicissimo incipit, di una brutalità devastante, che attorciglia lo stomaco.

Ad accompagnare la sofferenza visiva viene chiamato in causa un comparto effettistico che mescola rumori secchi e disturbanti a tristi arpeggi di pianoforte. L’accostamento può ricordare lo strazio sonoro di cui si serviva Mikael Heneke quando squarciava i silenzi di Funny Games con i deliri industrialvocali di John Zorn.
Il dolore e il tormento vengono così percepiti e vissuti sulla propria pelle, come un chiodo piantato nelle dita a ogni sequenza del film.

Se per queste gratificanti tormente di sangue non sono previsti copioni più lunghi di uno strappo di carta igenica, in À l’intérieur il plot, poco più che abbozzato, lascia insoddisfatti per una certa mancanza di spessore in un paio di scene determinati al flusso della trama. È un’assenza marginale, certo, ma che pesa per la pochezza rappresentativa con cui la vicenda si arricchisce della spiegazione finale.

Ogni efferatezza, ogni conato e ogni sbudellamento è sì giustificato da rabbia e vendetta, ma quando la narrazione viene lasciata da parte per poter seguire le mirabolanti invenzioni truculente con cui crepano gli sfortunati protagonisti, si torna a formare un sorriso perverso che invece spariva quando Bustillo tentava di dare ordine al caos.

À l’intérieur, in conclusione, non fa altro che confermare quanto anche questo particolare filone cinematografico si avvicini sempre più al capolinea. I figli bastardi di Haute Tension e compagnia sanguinaria hanno divertito, intrattenuto e schifato a dovere, ma ora che i torture-movie stanno dilagando inarrestabili, sarebbe meglio cercare altre vie del dolore.

3 commenti:

  1. Appassionato del genere horror/splatter quale sono, mi sono sparato tutte le ultime produzioni francesi facenti parte del filone "torture a profusione" ma sono riuscito ad apprezzare veramente solo Martyrs e, in parte, Haute Tension...per il resto, compreso A l'interieur, tutto da buttare...

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  2. Anch'io sono piuttosto critico sui torture movie francesi, perché quegli straccetti di trama, soprattutto nel qui presente A l'interieur, mi hanno soddisfatto davvero poco, ma credo che ognuno di loro abbia qualcosa da dire.

    A L'interieur per la violenza assurda, Martyrs per la brutalità spirutuale, Frontiere(s) per essere in qualche modo la summa di tutte le efferratezze e i cliché di questo sottogenere, e Haute Tension per, in qualche maniera, aver dato il via a tutto.

    Il problema, più che altro, è che siamo arrivati a un punto in cui davvero non possono offrire oltre, e quindi qualsiasi altro nuovo giocattolo ultrasplatter dalla r moscia sarà inevitabilmente derivativo e, di conseguenza, sarà difficile, se non impossibile, per quanto possa essere di buona qualità, goderselo appieno. :)

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  3. Penso che A l'Interieur e Martyrs siano stati l'apice della new-horror francese, una tendenza che giustamente come dici, ormai è arrivata al capolinea. Scegliere quello che mi abbia entusiasmato di più è sempre stato un dilemma, diciamo che tutti e due hanno il loro merito; A l'interieur pecca nello script, ma è una gioia per gli occhi dello splatterofilo, Martyrs corre sui binari della metafisica e dunque tende anche ad allontanarsi dal film di genere, avvicinandosi ad uno stile forse più autoriale. Frontiers invece non mi è piaciuto, troppo in stile Hostel, la solita minestra!.
    Anche se i miei gusti negli ultimi anni hanno intrapreso altre direzioni, da vecchio amante dell'horror, cui sono stato fin da piccolo, una rinfrescatina ogni tanto ci vuole, dunque seguirò con molto piacere il tuo blog :) Ciao e a presto!

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