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Il 18º Vampiro

By Simone Corà | mercoledì 29 aprile 2009 | 12:54

di Claudio Vergnani
544 pagine
Gargoyle Books
2009
14 €

Claudio, Vergy, Gabriele e l’amica sono dei moderni ammazzavampiri che, di giorno, esplorano le zone più tetre e marce di Modena alla ricerca delle tane dove riposano i succhiasangue. Il loro è un lavoro sgradevole e pericoloso, ma piantare un paletto nel cuore dei signore della notte mentre il sole, fuori, è ancora alto, è l’unico modo per poterli uccidere, e loro i soli che si caricano il peso di farlo. È un’attività per certi versi ordinaria, alla quale hanno fatto il callo, almeno fino a quando non vengono a conoscienza del 18º vampiro, un Maestro che vive a pochi chilometri dalla città, che sconvolgerà le loro vite.

Si chiacchiera tanto di un horror tricolore spento, privo di stimoli, che arranca aggrappato soltanto a una manciata di nomi coraggiosi (i soliti Arona, Nerozzi, Baldini e, per chi scrive, insensibile alle prese di posizione altrui, anche la Palazzolo) che quanto meno, di anno in anno, confermano la validità dei loro scritti.

E ci si lamenta dei nomi stranieri, che vendono fantastiliardi di copie raccontando di vampiri adolescienziali, gli unici che, scrivendo del soprannaturale, possono far breccia nel popolo del belpaese.

Eppure, l’horror italiano bisbiglia, striscia sotto coltri di indifferenza e addirittura, piano piano, sta cercando di rialzarsi. Al di là di siti e forum di narrativa di genere, che coltivano semi che, un giorno, si spera possano germogliare, e di piccole case editrici che, valorosamente, credono nella via del soprannaturale e, nonostante le vendite precarie, la perseguono, bisogna dare atto alla Gargoyle Books e alla sua linea editoriale devota all’horror di essere tra le bandiere più belle da far sventolare.

Perché se nel 2007 aveva lanciato nella strada romanzata Francesco Dimitri e il suo La Ragazza dei miei Sogni, tra l’altro doppiato l’anno seguente dallo splendido Pan edito per Marsilio, nel 2009 arriva il turno di Claudio Vergnani, penna magnifica e sorprendente, e del suo 18º Vampiro.

Forse esagererò a spendere e spandere parole così altisonanti per un esordiente, e magari mi farò trasportare dall’entusiasmo per un debuttante che rischia di fare subito il botto, ma Il 18º Vampiro è stata una delle letture più travolgenti, appassionanti e appaganti che possa ricordare.
E questo non per merito di una trama originale, che cerchi di svecchiare il mito dei succhiasangue apportando rivoluzioni letterarie o chissà che altro. L’intreccio è semplice, esile, striminzito, e vede i buoni da una parte, magari dei derelitti umani, degli eccentrici e degli sfigati, ma pur sempre idealmente buoni, e i vampiri, mostruosi abominii indomali, dall’altra, guidati da un misterioso Maestro, tanto potente quanto enigmatico.
Tutto qua (e sia lode a Vergnani per aver ridato al vampiro una figura raccapricciante e orrorifica, in totale controtendenza rispetto alle puerili mode odierne di succhiasangue fighetti e compagnia emo).

Ma è il suo stile, così ricco e pimpante, che affascina e che incolla per 550 pagine senza mai annoiare o far nascere sbadigli dubbiosi. Le parole di Vergnani, sempre accurate e scelte con gusto, danzano al ritmo di una musica trascinante, che crea momenti di estasi narrativa e di profonda, reverenziale ammirazione. La sua capacità di descrizione, così naturale e spontanea, stupisce e lascia piacevolmente inebriati anche quando narra delle brioche mangiate a colazione e della carbonara preparata a pranzo.

Umorismo, tensione e puro terrore convivono grazie a un estro creativo impagabile che, soprattutto in due punti ben precisi del romanzo (la lunga, asfissiante discesa nell’acquedotto e l’infinita, sfiancante e dolorosa fuga da Corsano), lascia stupefatti per l’abilità con cui Vergnani tiene per le palle il lettore per pagine e pagine e pagine, descrivendo minuziosamente ogni particolare senza mai alterare il ritmo vertiginoso con cui è raccontata la storia, e facendo rabbrividiere, sussultare e sputare sangue a ogni singola virgola.

E attraverso il suo sincero modo di narrare, i personaggi bucano il foglio e appaiono concreti, veri, irresistibile. Da Claudio, l’io narrante, deluso da una vita vuota e spenta e che solo nella caccia ai vampiro ha trovato un po’ di brio, a Vergy e la sua ironia brutalmente volgare, passando per l’inqualificabile Gabriele e la dolce fragilità dell’amica.

Sono caratterizzazioni semplici, dopotutto, ma l’affetto che si proverà per loro dopo solo poche pagine è cosa che non sentivo più dagli anni adolescienziali (salvo qualche brillante caso odierno, come il ciclo di Hap & Leonard di Lansdale), quando vivevo i romanzi parola e parola e non li divoravo come faccio oggi.

E la commozione giunge spontanea alla fine dell’avventura, non per chissà quali risvolti emotivi dell’intreccio, ma per il dispiacere di aver chiuso, per certi versi, un capitolo, per quanto breve e rapido, della mia vita.

E se propria bisogna puntare il dito su qualche difetto, si può criticare la scelta di due caratteri testuali così diversi per suddividere la narrazione al passato da quella al presente, così come la presenza di tutte quelle X che celano inspiegabilmente nomi di paesi, vie e locali. Ma sono impurezze di poco conto, che mai intralciano il valore dell’opera.

Romanzo dell’anno, da possedere a tutti i costi.

6 commenti:

  1. Sono contentissimo che sia piaciuto anche a te.
    Quoto ogni tua parola.
    Questo libro è bellissimo, senza girarci troppo intorno, e ogni appassionato di horror ha l'obbligo morale di comprarlo, al posto di finanziare l'ennesima ristampa abulica di Stephen King.
    E poi Claudio Vergnani è anche una sagoma d'uomo, simpatico e alla mano. Anche questo è un dettaglio mica da poco, eh!

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  2. Sì, guarda, da leggere e rileggere e rileggere ancora.

    Poi ho letto nell'intervista che gli hai fatto che sta scrivendo il seguito... fantastico, non poteva farmi più felice. :-D

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  3. va bene, va bene.
    proverò a darti (darvi) una chance. andrò sulla fiducia e poi farò sapere...

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  4. eh, sono impantanato ancora con "I pilastri della terra" da un mese ormai... bello, bello, ma 1000 e passa pagine sono sempre mille e passa pagine e io non c'ho più il fisico...
    E poi, come se non bastasse, due miei amici hanno appena aperto una fumetteria e quindi mi stanno riempiendo di manga settimana dopo settimana. Potrei morire sommerso da milioni di albi.
    Ma primo o poi lo prendo, eh

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  5. Mi sa che avete letto un altro libro da quello che ho letto io.
    Buono sì – per essere scritto da un esordiente – ma scritto bene in ogni pagina e che tenga incollato il lettore alla storia per 550 pagine senza farlo sbadigliare beh, questo proprio no.

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