Home » , » Watchmen

Watchmen

By Simone Corà | giovedì 12 marzo 2009 | 13:09

2009, USA, colore, 162 minuti
Regia: Zack Snyder
Sceneggiatura: David Hayter, Alex Tse

In un 1985 alternativo, la situazione tra USA e Russia è insostenibile: la tensione è palpabile, e migliaia di testate atomiche sono pronte a ridurre l’intero pianeta in un mucchietto di cenere. E mentre sembra ormai imminente il giorno del giudizio, un assassinio scuote la città: il cadavere appartiene al vecchio Edward Blake, altresì noto come il Comico quando, da giovane, aveva fatto parte dei Minutemen prima e dei Watchmen dopo, entrambi gruppi di vigilanti mascherati, ormai in pensione.
Rorschach, l’unico Watchmen ancora in attività, indaga sull’omicidio, con l’aiuto di due ex colleghi, Danny e Laurie, indecisi se indossare di nuovo le maschere o meno.


Credo che una certa obiettività sia fondamentale nel momento di valutare un rifacimento. Che si tratti di un remake o di una trasposizione cinematografica di un libro, fumetto, videogioco e quant’altro, ritengo importante scindere l’opera originaria dal nuovo, senza alcun pregiudizio di sorta che possa, anche solo in minima parte, influenzare, e di conseguenza alterare, il giudizio finale. Mi sembra l’approccio più rispettoso e corretto, forse anche un filino pretenzioso, per poter analizzare un film in quanto film, e non come rielaborazione di qualcos’altro.

Bene. Con Watchmen questo ragionamento non si può applicare.

Ho cercato, facendo appello a tutta la buona volontà di cui dispongo, di isolare la pellicola di Zack Snyder dal fumetto di Alan Moore, di vederla, valutarla e magari anche gustarla come un innocuo viaggio chilometrico fra tutine aderenti e maschere colorate, ma mi è impossibile non fare alcun riferimento alla monumentale graphic novel e, vien da sé, triturare questo rigurgito fintopsicologico.

Watchmen nasce come fumetto e tale sarebbe dovuto restare, ma è inutile soffermarsi più di tanto sulla tragedia compiuta dal nuovo evil god di Hollywood. Immagazzinare 500 pagine pregne di filosofia, mescolate in un inarrivabile caleidoscopio di complessità psicologica, e trasformarle in immagini patinate e zuccherose, era impresa impraticabile già in partenza. Specie se in cabina di regia siede una mente ossessionata dall’estetica e dalla meraviglia puramente visiva.
Troppo elevata la finezza dialogica dell’opera di Moore, troppo precisa la metrica narrativa, troppo velleitario il mosaico di sottotrame per trarne un film decente dal minutaggio inferiore alle quattro cifre.
Si rendevano necessari abilità di sintesi e fiuto riassuntivo per poter condensare una tale enciclopedia sociologica in un linguaggio filmico adatto, secondo il target costruito dalla carriera del filmaker di Dawn of the Dead e 300, a un pubblico vario ma non troppo esigente.

E quindi si resta allibiti di fronte alla scelta di rendere omaggio alla graphic novel attraverso una riduzione cinematografica inaspettatamente fedele. Come può essere facile immaginare, nelle dita degli sceneggiatori Hayter e Tse non scorre il sangue adatto a tale gesta titanica, e pertanto il timore di avere a che fare con una pellicola interminabile che avanza per glaciali crateri dialogioci, è ora concreto e tangibile.

Certo, non è il film che ci si poteva aspettare da Snyder, e diamogli almeno atto di aver tentato. Wacthmen non è l’ostentazione dell’eccesso fisico né il ring per estenuanti quanto spettacolari combattimenti. E non è il facile blockbuster sempliciotto e volubile né l’eden di effetti speciali e CG masturbatori e sbrodoloni. Sono elementi cari a un certo cinema d’intrattenimento che, per carità, sono presenti in gran numero anche qui (l’infinita scazzottata tra il Comico e il suo aggressore che apre il film), ma la pellicola non si riduce a una mera esclation di tette, muscoli e sudore. Ricerca infatti una certa sottile psicologia e una profondità narrativa, senza però avere una qualche minima virtù per sostenere l’impalcatura creata.

Il primo, enorme problema di Watchmen si riscontra proprio in una ricerca estenuante del dialogo intellettuale e ambizioso che, però, non trova mai terreno in cui affondare le radici. Il ritmo è sempre troppo veloce, esagitato e fuori luogo per poter cullare una crescita di parole e pensieri così pretenziosi. E se nella graphic novel la cadenza narrativa poteva rallentare per garantire un’adeguato numero di balloon nella costruzione di una sequenza, nel film ciò avviene raramente, e si percepisce sempre una sensazione di freddezza che, drogati ovviamente di una sospensione all’incredulità, vieta di poter immedesimarsi nella realtà raccontata da Snyder. Tutto è così costruito e fasullo e inadeguatamente cerebrale che, anche nei momenti di maggiore drammaticità, i ragionamenti esalati dai Watchmen non sembrano scaturire dalla loro scatola cranica, ma paiono essere letti da gobbi furbescamente celati fuori campo.

In questo aiuta un cast tremendo, composto da manichini gonfiati di steroidi e silicone tanto precisi e chirurgici nella tridimensionalità dei personaggi di carta (la somiglianza di Danny e Rorschach è sconcertante) quanto incapaci di flettere un solo muscolo facciale e creare un’espressione che sia una.
Citazione a parte la merita comunque il bravo Jackie Earle Haley, per il suo Rorschach cinicamente carismatico, un personaggio ben tratteggiato che non perde nulla, e anzi, paradossalmente ne guadagna, dal passaggio su pellicola.

Poter quindi digerire tale escalation di insensibile rigore colloquiale diventa arduo quando la struttura non lineare della storia inizia a emergere e confondere lo spettatore.
Sbarazzatisi di alcune sottotrame irrealizzabili nel progetto generale (I Racconti del Veliero Nero è però, per esempio, diventato un corto d’animazione in uscita, assieme a Under the Hood, in dvd/blu-ray,) viene ostentata una fiscalità strutturale che può rendere la visione terribilmente ostica a chi non conosce il fumetto. Lunghi flashback, fulminei flashforward, diversi punti di vista, narrazioni in prima persona e, semplicemente, una gran quantità di personaggi, annichiliscono e smarriscono a causa di alcune leggerezze, mancanze o sovrabbondanze che dovevano essere gestite con più coscienza e linearità.

Tutto questo non sarebbe un delitto, in fondo, lo posso dire senza troppe contorsioni di stomaco, ma soltanto un film pretenzioso ma ahimé mediocre come tanti altri kolossal, se non fosse stato per l’inconcepibile, incomprensibile, inspiegabile e stupidamente folle scelta di cambiare il finale.

Fingere devozione al fumetto per eccellenza e poi mandare tutto a puttane è la chiara e manifesta coglionaggine suprema di Zack Snyder. Ci ritroviamo così con una conclusione che ricalca sì l’originale, ma modifica un punto – quel punto fondamentale che nella graphic novel fungeva da traino per le mille domande nate – che non solo ridicolizza l’intero lavoro, ma crea un’insensata e balorda parentesi sociale che vanifica tutto, che non ha appigli con quanto narrato e che non ha credibilità nello sciogliere i nodi.

Si potrebbe continuare a coprire di liquami il lavoro di Snyder parlando dell’ignobile colonna sonora, che assembla pezzi a caso di trent’anni fa con una manciata di partiture orchestrali da quattro soldi rubate a Matrix. O ancora degli impliciti ammiccamenti sessuali, o della poetica dell’erotismo soffice e appena accennato che poi sfocia in una delle copule più volgari e tamarre della storia del cinema, o delle improvvise tempeste di sangue e frattaglie e ossa spezzate, o... basta, per carità.

Alla luce di questo, mi chiedo a chi possa interessare il film. Lo spettatore occasionale affogherà nella noia di una trama complicata e per lo più inacessibile; lo spettatore esigente vomiterà delusione per la mancanza di uno script veramente solido che potesse sostenere una vicenda così intricata e per una recitazione imbarazzante; e infine il fan devoto... be’, il fan devoto non avrebbe dovuto vederlo.

E adesso, who watches Zack Snyder?

14 commenti:

  1. Ciao sono l'avvocato di Zackie.

    L'hai chiamato coglione, ci vediamo in tribunale, baby.
    E non frignare che il tuo blog non è testata giornalistica ecc ecc perchè testate rumene ti aspettano nel vicolo.
    Comincia a raccogliere i centesimi delle pubblicità di google, ne avrai bisogno.

    Ciao.

    RispondiElimina
  2. Ok che il film in toto fa schifo (tu hai usato dei termini molto più meglio per dirlo).
    Ok anche che il cast è penoso.
    Passi anche che, io, da spettatrice occasionale, volevo vederlo, ma adesso non ci vado più.
    ...ma porca miseria, sono io, o le parole diventavano sempre più piccole e sempre più gialle?!

    RispondiElimina
  3. No, sono solo io che sono diventato più prolisso. :P

    Elvezio, dimmi come modificare la larghezza dei post e ti regalo dieci poster di Pink tutta ignuda e lussuriosa!

    RispondiElimina
  4. Pink sembra un maschio con la mascella dei giganti e il lobo prefrontale che la situa nei cro magnon e non nei sapiens quindi te la tieni tutta infatti la mollano di continuo e lei sempre che piange e beve che andrebbe anche bene perchè mi piacciono le ragazza che bevono molto e poi svengono di solito riesco a conquistarle molto da svenute ma lei essendo più un ragazzo che una ragazza ecco no passo.

    Leggiti Lombroso e Mengele, lì ci sono le cose che devi sapere su come scegliere amici e donne.

    Se mi ricordo come si fa ad allargare i post te lo scrivo settimana prossima perchè ora sono molto preso a fissare delle macchie di muffa sulla parete ripetendo dei mantra.

    RispondiElimina
  5. Sì eh quelle macchie di muffa che sono le stesse che ha Zackie nel cervello lo so io e oh cavolo adesso l'ho offeso un'altra volta però aspetto se dico che le ha anche Gelostellato allora è un'altra cosa ed è come se fossi salvo giusto no?

    E comunque adesso Pink e mamma Jupiter ti appariranno in sogno in pose rivoltanti e insomma buon riposo.

    RispondiElimina
  6. ahh! mi sono ricordata di una cosa importantissima!!
    C'è almeno un aspetto positivo di tutta la questione: se non sbaglio nella colonna sonora, c'è una canzone di Billy Corgan, e non puoi dirmi che questo non dia dei puntoni allo zio Zackie!
    ...eppoi mi intrometto un attimo...secondo me Pink è una fiquona e ha gran buzzo. Basta, non dico altro!

    RispondiElimina
  7. Su Pink trovi la mia approvazione e anche quella di Elvezio, che tu non lo conosci, ma io so suoi segreti che deve mascherare sennò perde quell'aura pura e immacolata, ecco. :)

    Su Billy Corgan, be', un conto è se fa i deliri tipo The number of the beast acustica in Spun, qui, insomma, poteva anche non esserci, tanto non se ne accorgeva nessuno, tipo io.

    RispondiElimina
  8. L'intera recensione si può sintetizzare in: che due palle di film. Visto ieri sera con la moglie, smaronamento epocale.

    RispondiElimina
  9. Dunque...esco ora dal cine.
    Rimango profana e, completamente all'oscuro di quello che può essere il fumetto, devo dire che non mi ha insoddisfatta. Niente di speciale in fondo, ma qualcosa di più rispetto ad altri film di supereroi se così vogliamo definirli. Insomma, sicuramente il merito va al fumetto se la storia non ricalca le solite prerogative del genere, ma un merito secondo me va dato, ossia che il film, solo ed esclusivamente in quanto tale, è riuscito, così come la scelta della colonna sonora eighty's. D'accordo sul cast invece, monoespressivo al di fuori degli attori che interpretano Rorschach e Blake. Per il resto non mi esprimo, troppo ignorante. Ma almeno posso dire di non essere uscita dalla sala incacchiata nera, come mi era successo con Spirit.
    Un'ultima cosa...DOV'E' FINITA LA CANZONE DI CORGAN CHE HO SENTITO NEL TRAILER??!!

    RispondiElimina
  10. E invece a me, inaspettatamente, è piaciuto. Ed è piaciuto proprio perché montato benissimo (la colonna sonora rende perfettamente i temi delle scene) e perché è riuscito a capovolgere con una semplice omissione finale il senso del fumetto trasformandolo da opera metafumettistica sulla fine del modello supereroistico anni 50/60 in un pamphlet politico sulla guerra giusta. Inoltre risolve il problema del mcguffin di Moore (il mostrone alieno, la parte più debole). Certo, l'opera dell'autore inglese rappresenta una vetta della gestione del medium e di certo ci sono degli aspetti "infilmabili" (e daje co' 'sto mito... in realtà è una cosa ovvia), ma Snyder ha fatto un gran lavoro. L'avrei impiccato per 300, ora mi limiterò a percuoterlo violentemente.

    RispondiElimina
  11. E' bello pensarla esattamente al contrario di te (300 compreso).

    Penso che il finale del film non sia credibile (che insomma, USA e Russia si alleano per combattere un prodotto americano invulnerabile, ecco, come dire, mi sembra reggere poco), e poi la colonna sonora, tolti i titoli d'apertura (penso il momento più bello di tutto l'ambaradan), non l'ho proprio digerita.

    @ Cyb: ah, ecco, allora non ero l'unica a cui era sfuggita la presenza di Billy Corgan... ;-)

    RispondiElimina
  12. Secondo me alan moore si sta girando nella tomba!
    comunque...finalmente un post su watchman...!!!!
    Apparte questo, si pink ha i bicipiti più sviluppati di mio cugino e in una donna non sono un granchè...mi sa che ti fa male anche da svenuta...
    un bacio

    Erica

    RispondiElimina
  13. era un modo di dire...lo so che nn è morto è solo vecchio...

    RispondiElimina
  14. Ti dirò, a me è piaciuto moltissimo. E sono anche un superfan dell'opera originale di Moore (che credo sia il mio scrittore preferito)...
    L'ho trovato comunque un film solido, con le sue dovute pecche, ma comunque a suo modo quasi coraggioso. Il finale cambiato poi l'ho trovato efficace, perché in Watchmen non credo importi tanto il come, quanto il 'perché', e a loro modo qui hanno trovato una soluzione accettabile.

    RispondiElimina