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Una piccola stella, di John Ajvide Lindqvist (2013)

By Simone Corà | martedì 4 febbraio 2014 | 11:29


Marsilio, 493 pagine

Lindqvist sarà sempre quello di Lasciami entrare, e poco importa che la sua carriera sia stata un’impennata continua (tra l'ottimo L'estate dei morti viventi, la bellissima raccolta Muri di carta e il fascinoso Il porto degli spiriti), il suo esordio è una botta che risuona ancora con un certa intensità tanto che Una piccola stella esce quasi sottotono tra i mille gialli svedesi che ogni giorno vanno e vengono dalle librerie, mi sembra, boh, se ne sia parlato poco ed è un vero peccato, non si tratta di un nuovo caposaldo del terrore, a dire il vero non si può nemmeno parlare di horror, siamo in territori vicini ma assai pericolosi, zone in cui un autore ha ragione di muoversi a patto di farlo con piedi felpati e mosse delicate, troppo facile cadere in tranelli o eccessive ambizioni e far crollare tutto. 


Il concetto è quello del male, che sovrasta, avvolge, frulla e sputa fuori una feroce riflessione sulla mancanza di comunicazione attraverso gli occhi di Theres, ragazzina autistica dotata di una voce particolarissima che viene trovata in un bosco e cresciuta in segreto da una coppia di ex popstar svedesi: l’innocenza, il biancore con cui viene educata la piccola assume toni da horror grottesco in molti punti (la spiegazione di cosa ci sia fuori, le motivazioni degli uomini), e gli improvvisi squarci di ultraviolenza vengono giustificati, di più, vengono negativamente esaltati proprio dalla trascurata facilità con cui la mente della bambina prende forma. E il romanzo gioca continuamente su questi toni, alternando un’impossibile normalità (il rapporto con il fratello Jerry, il piacere della musica, la progressiva presa di coscienza di se stessa), esagerandola e narrandola con stratagemmi di un genere, l’horror, che si sentono forti e importanti (la ferocia sanguinaria, il crescendo di follia, il plasmarsi delle atmosfere), interrogandosi su quali siano realmente i semi di una devianza. Sono temi difficili, possono ricordare un Jack Ketchum ma senza quel retrogusto nostalgico o quella mortificante amarezza, Lindqvist è schietto e sincero, è aperto e trasparente, il suo è uno stile chiaro, pulito, di una scorrevolezza lessicale eccellente, capace di raccontare con lo stesso, disturbante, devastante tono di classifiche musicali degli anni settanta e di omicidi violentissimi, a tratti anche insostenibili proprio per la naturalezza con cui la sua penna, e di conseguenza il pensiero di Theres, mette in piedi e attua tali efferatezze. 

C’è molto, molto altro in Una piccola stella, l’amicizia che si crea con una coetanea, tipica emarginata che cova una misantropia terribile, raggiunge momenti di realismo impressionanti: il delirio con cui Teresa si invaghisce di Theres tanto da divinizzarla fino allo stremo delle proprie forze fisiche e mentali è materiale delicatissimo e di una sensibilità di ostica padronanza, eppure Lindqvist delinea personaggi veri, li fa parlare in maniera semplice e naturale, e li fa crescere con una freddezza che assume toni ancora più glaciali se consideriamo il calore delle personalità che li circondano. Ma è tutto programmato, serve percorrere simili binari per arrivare alla catastrofe finale, una manciata di pagine, non di più, per quanto potessi preferire una maggior insistenza su motivi, strategie e valori, con cui Theres e Teresa distruggono ogni cosa.  

6 commenti:

  1. non ho ancora letto niente di questo autore. Stavo cercando infatti qualcosa di genere con uno stile chiaro e naturale. Poi i personaggi sembrano il punto di forza di questo romanzo, mi segno il titolo.

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    1. Se cerchi semplicità ma comunque profondità e ottimi personaggi, con un romanzo a caso di Lindqvist vai sul sicuro. Io ti consiglierei L'estate dei morti viventi per partire, grandi personaggi, storia molto interessante, c'è in più una parte davvero terrorizzante come raramente se ne leggono :)

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    2. Anche io nelle stesse condizioni. Recupero l'estate... grazie della dritta

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  2. Vergognosamente, ho letto solo Lasciami entrare ma questo mi hai fatto venire voglia di recuperarlo, assieme agli altri libri dell'autore!

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    1. Con lui vai sul sicuro, ha scritto solo ottime cose, tutte molto diverse e sfaccettate, ma con un'attenzione a personaggi e realismo davvero impressionanti. :)

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