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Perché ai videogiochi preferisco gli z-movies, o quasi: Voglia di vincere, di Tom Bissell (2012)

By Simone Corà | lunedì 24 settembre 2012 | 08:00


ISBN Edizioni, 2012 
226 pagine, 19,90 euro 

Non gioco ai videogame ormai da tanti anni. Certo, non è che li schivo a priori schifandoli, mi sono divertito e mi diverto con il co-op in Gears of War 2 e 3 e in Halo: Reach, ogni tanto ci scappa una partitella a un qualche PES con il Mistè, e pensate un po’, ho finito Final Fantasy XIII in, boh, quindici mesi, senza contare che saltuariamente mi torna la RPG-nostalgia e passo ore a leggere recensioni su Gamefaqs e poi spolvero qualche ROM per SNES che inizio sbavante e a cui smetto di giocare tipo mezz’ora dopo. Possiedo poi titoli che, a quanto leggo, bisognerebbe provare a tutti i costi prima di morire, cose come Bioshock, Mass Effect, Dragon Age: Origins e Planescape: Torment, ma non li ho neanche mai provati, sono lì lì, tutto deciso e pronto a iniziarli, e poi mi dico che perdo tempo e, ehi!, è meglio guardare una qualche giapponeseria splatter tipo Dead Bloodfuckin’ Sushi Titties XII che poi finirò per skippare in avanti veloce perché fa schifo. Sono fatto così, che volete farci, non posso farci niente neanch’io.

Il motivo di tutto ciò in fondo è semplice: nei videogiochi io cerco la trama, la narrazione, lo scenario, ché grafica, gameplay e tutto quello che gli viene dietro mi interessano relativamente, e visto che le storie, anche quando hanno enorme potenziale, vedi per esempio i Gears of War, tendono a essere sviluppate con faciloneria e semplicità, confusione e banalità, io allora mi annoio e torno a farmi del male con gli splatter nipponici. Pensavo di essere l’unico a pensarla così, uno snob supponente e altezzoso che con l’XBox 360 si annoia, poverino, e invece c’è qualcuno che, sull’argomento, ci ha pure scritto un libro.

Tom Bissell non è uno tutto a posto, ammette tranquillamente di passare dieci-dodici ore al giorno videogiocando (per non parlare di quando ha giocato trenta ore di fila, sotto sostanze stupefacenti, incollato a GTA), ma è anche giornalista, saggista e critico videoludico, oltre che a essere, prima di tutto, uno scrittore (Einaudi ha pubblicato una sua raccolta di racconti che non ho letto, Dio vive a San Pietroburgo), ed è sotto tale aspetto che si interroga sul perché la narrazione nei videogiochi faccia sostanzialmente pena.

Voglia di vincere si concentra volutamente su una manciata di giochi recenti, proprio per evidenziare il problema odierno senza tirare in ballo titoloni passati che, in fondo, avrebbero sbilanciato la sua analisi, e sebbene io non abbia provato un solo game di quelli in esame (dai già citati Mass Effect e Bioshock, passando per Fallout 3, Far Cry 2, Fable II e vari altri), non ci vuole molto a farsi trascinare dalle parole e dai ragionamenti di Bissell. La sua critica infatti non ricerca soltanto il motivo che sta alla base del saggio, ma si domanda se tentare di costruire una trama forte e convincente, e soprattutto narrarla in maniera adeguata, sia compito possibile e sensato nello scenario videoludico attuale. Ne segue quindi un’analisi che tira in ballo, con profonde interviste, team che assoldano scrittori pur di proporre buoni intrecci, game designer che ritengono impossibile raccontare una storia decente e allora puntano tutto sull’essenza del videogame, ovvero una giocabilità che sia sempre coinvolgente e innovativa, e chi per ora tenta di mediare aspettando il momento in cui l’industria videoludica compirà l’ennesimo passo in avanti.

Il quadro è molto interessante, l’osservazione sullo stato attuale di questo mondo è lucida e ottimamente esposta, Bissell ci mette molta esperienza personale nell’analizzare le opere trattate, utilizzando una prosa ironica senza rinunciare a una certa tecnica propria del critico. Purtroppo non ha risolto i miei dubbi, anzi, ne ha fatto sorgere molti altri che mi indirizzeranno nuovamente verso sconosciuti e mal realizzati horror giapponesi piuttosto che una manciata d’ore passate con il joypad in mano, ma Voglia di vincere è lettura davvero appassionante, che solo la ISBN poteva portare in Italia. Peccato si limiti a poco più di duecento pagine, belle pregne ma che non saziano a sufficienza.

Poi torno settimana prossima a parla di nuovo della ISBN, che quel Player One incensato da tutti ma che io ho trovato esperienza davvero atroce e comatosa, giuro.

10 commenti:

  1. Ho smesso di giocare ai videogame proprio per questo motivo. Ed è pure una cosa che mi sono sempre chiesto, perchè non ideare una trama forte e convincente, sempre. La grafica anche per me non è così importante. Mi sa proprio che lo leggerò questo saggio!

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    1. Ti dirò che io ogni tanto ci riprovo, soprattutto con gli RPG, proprio sperando di ritrovare un FFVII o giù di lì, ma poi rinuncio subito e mi chiedo perché c'ho tentato ancora...

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  2. Non apprezzo i videogame. Sono sempre stato un broccone perché non me ne sono mai fregato. Io rimango fedele a qualche gioco di calcio (PES).
    Però sto azzardando qualche collaborazione nel mio blog proprio sull'argomento per riuscire a tornare a lavorarci in ottobre...
    vediamo...
    E poi player one... dai, ci hanno pure comprato i diritti! Vuol dire che sarà uno splendido film tipo tuailat, sono il numero cuatro e angher gheims... madonna mia... Gilligan salvaci tu! :)

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    1. PES è pur sempre PES, e aspettiamo sta collaborazione che ti riporti a scrivere, su! :)

      E per Player One, madò, ho paura che sarà proprio una roba del genere, tipo amori adolescenziali e amicizie infranti che poi ritornano e brutte cose del genere... :-/

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  3. Hai provato Heavy Rain? Tenta l'approccio più cinematografico di sempre per un videogioco... ha i suoi ottimi momenti, ne ha altri meno riusciti, ma di certo è un'esperienza particolare. Io in tutta sincerità non l'ho propriamente amato, però se cerchi la trama in un videogioco, Heavy Rain potrebbe piacerti (o più in generale i giochi della Quantic Dream) :)

    Fonte: Sono un nerd.

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    1. Heavy Rain no, non ho PS3 e penso che difficilmente avrò occasione di giocarci. Della Quantic Dream avevo però apprezzato moltissimo Fahrenheit, che avercene una trama così (pur con tutti i suoi difetti nella narrazione) :)

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  4. Ma porca troia Corà, in quanti dovranno ripetertelo che devi giocare a Xenogears, Final Fantasy Tactics, Parasite Eve, Tactics Ogre etc? Dai, su, quelli sono i must e lo sai anche tu, è una semplice questione di volontà, non è che mancano i capolavori.

    E Fahrenheit fa cagarissimo, un kolossal trash che poteva averlo scritto Mattei.

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    1. Lo so che i must sono quelli, e prima o poi ci giocherò, però io parlavo più in generale. :)

      Però Fahrenheit è bellino, dài, aveva ottime atmosfere e una storia interessante, anche se raccontata malissimo. ;)

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  5. Fahrenheit diciamo che per metà gioco è fantastico, vista la trama misteriosa e la giocabilità stellare. Ma dopo che iniziano ad arrivare acrobazie in Bullet Time, divinità maya etc imho diventa una trashata allucinante XD

    Sul discorso di prima, per me il tuo unico problema è la forza di volontà, sei troppo pigro in questo. I "gioconi" ce ne sono eccome, il fatto è che devi sbatterti per procurarteli/giocarci, e se ti ci vuole così poco per abbandonarli non riuscirai mai a goderteli. Cerchi storie fantastiche e giocabilità semplici e accessibili, ma questa combo non la troverai mai XD Bisogna soffrire se si vuole la qualità! XD

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    1. Mah, a me non dispiaceva quell'insieme di cose, in Fahrenheit, il problema c'era nel ritmo di colpo troppo veloce e nella superficialità con cui, di conseguenza, veniva trattata ogni cosa.

      Ma io non cerco per forza una giocabilità scema, è che, be', con i tactics serve tanto, tanto tempo, e sono troppo onnivoro di cose da vedere sentire leggere per riuscire a decidermi di dedicarmici appieno. ;)

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