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Recensione: Prowl

By Simone Corà | lunedì 7 maggio 2012 | 08:00


2010, USA/UK, colore, 81 minuti 
Regia: Patrick Syversen 
Sceneggiatura: Tim Tori 

Tra chi si concede platealmente svendendosi al mercato che domina solo in apparenza e chi conserva e tiene stretta una sua dignità, Syversen appartiene senza dubbio ai secondi, perché solo il peggio del peggio si potrebbe pensare di un discreto regista norvegese che sbarca in America per girare un teen-horror, e invece, anche un po’ a sorpresa, Prowl rimarca una certa personalità europea e sfugge ai più ovvi cliché a stelle e strisce.

Sempre di bambocci palestrati e bionde silhouette si parla, ma i personaggi confezionati dalla sceneggiatura di Tori si differenziano dalla media alcolica perché lavorano (la protagonista lavora addirittura in macelleria), bevono con normalità festaiola e soprattutto hanno un motivo realistico che li porta, a borda di un furgone scassato, nel bel mezzo dell’orrore. Quindi niente facilonerie scolastiche o esagerati starnazzi alcolici ad annoiare già prima dell’inizio, bensì caratteri più o meno definiti e distinti l’uno dall’altro, ognuno con i suoi problemi e le sue speranze, ed è talmente piacevole notare tale aspetto che in fondo si riesce a perdonare l’unica caduta della pellicola, un breve e casto strip-game con shottini di whiskey che, boh, probabilmente è obbligatorio filmare perché scritto nella costituzione.

Escludendo questa inutile parentesi abbiamo a che fare con una settantina di minuti ben pensati, rapidissimi e decisi, molto adrenalinici ed efficaci. Un guasto al furgone, un passaggio inaspettato che risolve apparentemente il problema, e poi l’orrore: è un canovaccio ovviamente sfruttato all’inverosimile ma che in Prowl funziona, in maniera addirittura sorprendente, grazie ad alcuni accorgimenti in fondo molto, molto semplici.

Da una parte il camionista che si offre di portare il gruppetto a destinazione non appare come il solito, triste villain, risulta invece un personaggio interessante e credibile nei suoi dubbi, nel suo sicuro tentennare, nel modo raccontare la favola dell’orso per accalappiarli. Dall’altra abbiamo uno scenario favoloso (una gigantesca fabbrica abbandonata) e dei mostri non troppo originali (vampiri o giù di lì) ma dannatamente aggressivi e con alcune particolarità che, distanziandoli dall’immaginario più classico, li rendono di gradevole visione orrorifica, un po’ come i succhiasangue di 30 giorni di buio: nessuna eleganza nobiliare, naturalmente, ma nemmeno una rabbia mostruosa a muoverli, bensì paura, timore, addirittura fragilità e debolezza che scatenano gli istinti più viscerali per la sopravvivenza.

Il resto è un’abbondante e inaspettata carneficina, ben diretta dalla visione intensa e febbrile di Syversen, con sgozzamenti, mutilazioni e secchiate di sangue che tingono di rosso la fredda cupezza degli stabili e intrattengono a dovere prima di aprirsi verso un finale curioso, forse troppo lungo e spiegato ma di certo diverso dal solito tran tran dell’orrore.

7 commenti:

  1. mi hai invogliato decisamente a cercarlo!

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    1. Che poi è veloce e corto, lo si guarda con piacere. :)

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  2. prendo nota, un bell'horrorino rapido e adrenalinico ci sta.

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  3. Purtroppo questa volta non sono d'accordo con questa tua recensione ( e non vedo perché dovrei essere sempre d'accordo con te, peraltro). Il film a me non e' piaciuto, proprio per il tentativo del nordico regista, di americanizzare stereotipicamente i personaggi in una maniera che più banale non si può. Il finale poi l'ho trovato come squadrato a colpi d'ascia e poi proprio malfatto. Non capisco come ti in piaciuto, in verità, ma si sa che il cinema e' una bestia complessa e iper-soggettiva.

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    1. Eh, sì, mi ricordo la tua rece negativa, e infatti anche per quella partivo non troppo positivo con la visione, che invece mi ha sorpreso. Guarda, sì, c'è dell'americanismo ma non è così banale, non è così leggere come in film simili, e questa cosa mi è piaciuta parecchio. Poi tutta la parte vampirosa è adrenalinica e tosta, mentre sì, il finale è interessante ma un po' in calo...Però è sempre bello vedere come sia possibile che un film possa piacere e fare schifo in questa maniera. :)

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  4. Caro Simone, concordo. E questo è il bello del cinema, in particolare di questo tipo di film :)

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