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Recensione: Danza macabra, di Dan Simmons

By Simone Corà | martedì 10 aprile 2012 | 08:00

Interno Giallo, 1992 (fuori catalogo); Gargoyle Books, 2009
952 pagine, 19,50 €

Tra i suoi lavori forse meno noti ma più spaventosi, più che altro per un’abbinata tra mole non indifferente di pagine (siamo intorno alle 1.000, mica bruscolini) e sinossi invero poco appetitosa, Danza macabra tuttavia non sfugge al marchio di qualità e si rivela essere, come da tradizione, il solito, dannato capolavoro del maestro Simmons, c’è poco da dire.

È impossibile non ammettere un po’ di scetticismo nell’avvicinarsi a questo librone del 1989, sapere che Danza macabra parla di vampiri psichici non è certo l’invito più ghiotto per una lettura tanto impegnativa. La trama in fondo non offre molto altro, e si limita a seguire, da vari punti di vista, la guerra tra un pugno di mentalmente normodotati e un gruppo di potentissimi e miliardari manipolatori del pensiero che governano il mondo, mostrandosi presto più come un thriller d’azione che come un romanzo horror. Ma se la semplicità strutturale e la linearità dello sviluppo narrativo potrebbero sembrare elemento negativo di un tomo così lungo, in realtà è proprio attraverso tale chiarezza espositiva che Simmons trae la forza per imbastire una storia compatta e sempre coinvolgente, ricca di straordinarie, straordinarie sequenze d’azione che da sole valgono la lettura.

Momenti di grande tensione e invenzione narrativa vengono infatti esplosi con un ritmo incandescente e una narrazione pulita ed efficace che inchioda alla pagina: inseguimenti impressionanti come la sequenza dell’autobus che pare dotato di vita propria, o quando la vecchia Nina rapisce la mente di chi trova nelle vicinanze trasformando una comune fuga in cinquanta pagine dal fiato corto (con, tra le altre cose, dei fortissimi richiami a tematiche zombie che qualsiasi autore odierno si sogna di raccontare e far vedere con tale intensità), o ancora i lunghi capitoli della guerriglia urbana tra bande e gli squadroni della morte assoldati dai vampiri psichici, sono episodi vigorosi, violenti e meravigliosi che mostrano l’impressionante abilità di Simmons nel calibrare il lessico e musicarlo in una prosa diretta e allo stesso tempo maestosa.

La violenza è un’altra chiave del romanzo, non avevo infatti mai letto un Simmons così scorretto e cattivo nel far fuori innocenti e personaggi secondari (e ce ne sono davvero parecchi) con una capacità chirurgica nell’angosciare il lettore per le sorti delle vittime, va da sé che nei capitoli migliori del romanzo si assiste a massacri spietati (contare i morti durante l’inseguimento della vecchia Nina potrebbe risultare difficile), resi con una sadica perfidia da far salire i brividi.

Non mancano, chiaramente, le tanto temute parentesi introspettive e descrittive con cui Simmons è solito infodumpare, ma pur individuandole come fossero sottolineate con l’evidenziatore (su tutte l’infinito scontro tra scacchi umani pilotati dai nazisti) non riesco mai a trovarle pesanti, o inutili, bensì sempre curiose, interessanti, piacevoli per il modo in cui spiano nella vita dei protagonisti. I tanti personaggi, seppur scolpiti in personalità ben distinte, possiedono infatti sfaccettature insolite e realistiche, che descrivono razionalmente i vari aspetti della psiche umana (in particolar modo Tony Harod, memorabile nella lunga parte conclusiva).

Non importa quindi che la trama si appoggi a idee classiche e non riservi mai vere e proprie sorprese (anche se non mancano un paio di scenari imprevisti), e che anzi, si accontenti un po’ troppo, nella parte finale, di stereotipi sulla superbia dei villain, il racconto è tanto appassionante da non lasciare via di scampo.

Pubblicato per la prima volta negli anni ’90 su Interno giallo, dopo un lunghissimo periodo di assenza che aveva fatto salire alle stelle il prezzo delle copie in vendita su eBay, Danza macabra è riapparso sugli scaffali una manciata d’anni fa a cura della Gargoyle. La nuova traduzione è stata però criticata in maniera abbastanza feroce, e alcuni scampi letti qua e là mostrano in effetti una tortuosità raccapricciante nella prosa e nell’uso lessicale, ben altra cosa rispetto alla prima traduzione, non perfetta e con qualche ripetizione di troppo, ma pulita e scorrevolissima come da sempre è lo stile di Simmons. Il pdf della vecchia versione lo si trova tranquillamente, ed è meglio orientarsi su quello.

6 commenti:

  1. Come amo Simmons.
    Questo lo devo proprio recuperare. Però mille pagine non è che sono bazzecole. Coi miei tempi ci sono voluti 2 mesi e mezzo per leggere la quadrilogia di hyperion...

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    1. Ma la quadrilogia di Hyperion mi sa che supera le duemila, su, su, per questo migliaio puoi farcela, che meritano tutte, ma proprio tutte, anche quelle più lunghe e noiose! :)

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  2. Certo 952 pagine... Ma quanti alberi c'ha sulla coscienza Dan Simmons?? Diceva il bardo che la brevità è l'anima della saggezza, ma mi sa che Dan non è per niente d'accordo...

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    1. Ahahahah, in effetti non riesce proprio a essere breve!

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  3. Che bello! Io l'ho trovato per caso su una bancarella e devo ancora leggerlo. Vi farò sapere.

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