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My Name is Bruce

By Simone Corà | martedì 26 ottobre 2010 | 10:50

USA, 2007, colore, 84 minuti
Regia: Bruce Campbell
Sceneggiatura: Mark Verheiden

Nonostante un inizio di carriera sfolgorante, Bruce Campbell, indimenticabile protagonista della trilogia de La casa, è ora costretto ad accettare ruoli ridicoli in film orribili. Come se non bastasse, la sua vita privata è alla deriva: alcolizzato, facilmente irascibile, reduce da un disastroso divorzio vivacchia in una roulotte che cade a pezzi. Sembra non esserci alcun futuro, per lui, se non fosse per il giovane Jeff, fan sfegatato che richiede il suo aiuto: nel paesino in cui vive è stata risvegliata per errore una minacciosa entità demoniaca, una creatura che sta mietendo una vittima dopo l’altra, e solo Bruce Campbell, l’eroe dei B-movie, può fermarla.

Meritava ben altra carriera, l’indomabile Bruce, intrappolato nell’universo dei B-movie e della tv per vent’anni, dopo la leggendaria trilogia raimiana, quando sarebbe dovuto diventare il più grande attore del mondo. Ma se tanti, troppi divetti rimangono schiavi di un personaggio, di quel ruolo che li ha portati alla ribalta, che li ha resi conosciuti, che li ha fatti amare, quel ruolo che finiscono per odiare quando la carriera inizia la sua pericolosa discesa in un baratro di non-popolarità, Bruce Campbell ha saputo fare ben altro con Ash, semplicemente perché lui è Ash, e tutti, ovvio, se lo immaginano mentre combatte contro i demoni anche nella realtà, armato di motosega, mento e battute sarcastiche.

My Name is Bruce è il film che un po’ tutti volevano, pellicola ideale per omaggiare, deridendolo trionfalmente, un personaggio/attore dal carisma ineguagliabile, a cui un certo immaginario horror deve davvero moltissimo. E così, dopo il Bruce Campbell scrittore che parla di Bruce Campbell nell’autobiografia If Chains Could Kill, è tempo di Bruce Campbell che dirige Bruce Campbell che interpreta Bruce Campbell, siamo dalle parti sburra improvvisa e incontrollabile, non dite di no.

Fedele ai dogmi del cinema di serie B, My Name is Bruce non è oggettivamente un gran prodotto: basso budget, recitazioni impalpabili, effetti speciali non pervenuti contornano una sceneggiatura tutt’altro che memorabile, un’elementare sequenza di situazioni simpatiche, ma non sempre, che sfruttano goliardicamente o ribaltano i cliché del cinema horror.

L’intreccio è chiaramente poco più di un pretesto per giustificare l’esuberanza di Campbell, nelle riuscite vesti autoironiche di un se stesso fallito, depravato, debole, approfittatore, disperato, che non esita a fuggire davanti al mostro sparando per errore a gente innocente pur di pararsi il culo. Siamo dalle parti di un’ironia spesso demenziale e gonfiata (i buffi rumori dell’alcol ingurgitato, la prostituta-regalo), a tratti sterile e inutile (il discendente dei cinesi, la coppia gay), ma che esplode nelle sequenze in cui è Campbell a farla da padrone.

Sono questi momenti a rendere My Name is Bruce la pellicola culto che, di fatto, è: Bruce che impugna la motosega e dice no grazie, è troppo pesante; Bruce che finge di saper maneggiare un’arma quando non sa nemmeno come si tiene in mano; Bruce che combatte eroicamente il mostro per trenta secondi per poi chiedere disperatamente aiuto ai suoi compagni…

Più riuscito e divertente nella seconda metà che nella prima, My Name is Bruce ha obiettivamente poco da offrire, non è di certo quel B-movie gozzo e irresistibile che avrebbe potuto e dovuto essere, ma in fondo a noi piace anche così.

8 commenti:

  1. A voi chi? A me non è piaciuto... tanto potenziale sprecato. Okay ci sono alcune scene valide e Bruce è Bruce, ma dai, anche per un Z Movie, si poteva fare molto di meglio.
    Peccato.

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  2. Neanche a me è piaciuto.
    Il Demone Cinese fa abbastanza ca*are. Ma il vero punto debole è un altro, secondo me:
    da questo film io mi aspettavo una caterva di citazioni alla sua trilogia. Mi aspettavo i demoni di Kandor ad assediare la cittadina, quindi più posseduti/e, più battute al vetriolo, più figaggine generale.
    Devo dire che ho apprezzato, si fa per dire, la parte dell'arrivo di Bruce in città. E basta.
    Mi sarei aspettato che tirasse fuori le palle e che Bruce e Ash diventassero una persona sola.
    E poi, il finale... seriously?

    E comunque ne parlerò anche io. :)

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  3. A me non è dispiaciuto... non è il lavoro migliore di Campbell regista (meglio Fanalysis) o del Campbell attore (meglio Bubba Ho-Tep), ma si lascia guardare.
    Ha gli stacchetti musicali!
    È un sonoro sberleffo a certi attori che hanno un quarto del talento del nostro, e campano da anni sul proprio mito.
    E la distruzione dell'immagine di Campbell in apertura (quando si contende l'alcool col cane, ad esempio) è feroce.
    Ci vuole classe, per reggere certe scene - e Bruce ci riesce.

    Poi, certo, sarebbe stato meglio sceneggiare e filmare Make Love (the Buce Campbell Way), ma probabilmente coinvolgere Richard Gere e Reneè Zelwegger era leggermente fuori budget.

    PS: primo commento (credo) ma lunga carriera da lurker.
    Complimenti per il blog.

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  4. Tencs Davide! :)

    Concordo con te, è un film, sì, dal potenziale altissimo veramente gettato alle ortiche, ma è fatto con quattro soldi, si vede sin dall'inizio, e nel complesso, pur essendo oggettivamente brutto, fa sorridere, è gradevole, e c'è un'autoironia mica da poco.

    Anch'io, come El, avrei voluto vedere mille cose,ma il poco che ho ho visto non mi è dispiaciuto. :)

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  5. Budget 1,5 milioni di dollari.
    Il guaio è che da IMDb sembra sia andato in perdita di brutto... :(

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  6. Non l'ho ancora visto quindi non posso giudicare.Però come ha detto Matteo: Bruce è Bruce.

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  7. "...ma in fondo a noi piace anche così."

    Esattamente, conta anche me nel noi.

    Anzi, sai che ti dico? Adesso lo metto su.

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  8. @ El: non avevo fatto caso agli incassi... strano, davvero strano...

    @ Nick: amen.

    @ Agony: così si fa!

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