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The Walking Dead - Volume 3

By Simone Corà | mercoledì 18 giugno 2008 | 17:17


di Robert Kirkman (testi) e Charlie Adlard (matite)
144 pagine
11,50 €
Saldapress

Rifugiatosi in un enorme carcere, il gruppo di sopravissuti guidato da Rick Grames cerca di convivere con i carcerati scampati alla fame zombesca.

Seguire il cammino di Rick Grimes e sfortunati compari, alle prese con orde di zombi ammuffiti e logistiche difficoltà di socializzazione, significa seguire il cammino di papà Robert Kirkman, giovanissimo e devoto romeriamo, che, con il suo The Walking Dead, cresce di vignetta in vignetta.

Bastano poche pagine del terzo volume per rendersi conto di come la storia si sia sganciata da quella superficiale e spesso sopravvalutata messinscena zombi-sociale delle prime due parti, in favore di una progressiva sterzata cupa e opprimente, che posa le prime basi per un’evoluzione stilistica che promette faville romeriame. Non che i primi passi di The Walking Dead fossero stilisticamente inaccettabili, ma una certa andatura zoppicante faceva storcere il naso, vuoi per una trama interessante ma così citazionista da torpare qualunque ala immaginativa, vuoi soprattutto per un tanto sbandierato reparto psicologico in realtà fintemente approfondito e lasciato spesso a se stesso.

Ora Kirkman dimostra una maggiore maturità nella stesura degli eventi e dei dialoghi, riuscendo a trovare un giusto equilibrio tra progressione narrativa e introspezione emotiva. Da una parte la trama acquista connotazioni inaspettatamente scomode e avvincenti, dall’altra i personaggi sono supportati da un interessante profilo caratteriale, molto ben marcato rispetto al passato. La perfezione è ancora lontana, e lo si riscontra in dialoghi che, anche se molto più sicuri e disinvolti, continuano a presentare mancanza di tatto nei momenti di maggiore drammaticità. In questi frangenti, infatti, Kirkman, invece di soffermarsi sui pensieri o anche lasciar parlare soltanto i disegni, preferisce utilizzare frasi secche e veloci che stonerebbero anche in uno squinternato b-movie.
Inspiegabile è invece la scelta di grassettare parole a caso nel lettering: i personaggi sembrano parlare alternando grida a toni di voce normali senza alcun motivo.

Ma la qualità della storia adesso è tale che i crateri dialogici diventano semplici impurità facimlente digeribili. L’inasprirsi delle condizioni di vita dei protagonisti, poi, e soprattutto una sconvolgente serie di colpi allo stomaco tengono sempre accesa la curiosità, pronta a esplodere nell’ottimo cliffhanger che chiude sadicamente il volume.

Sul versante disegni Charlie Adlard ha ormai preso dignitosamente il posto dello straordinario Tony Moore: ora non ci saranno tavole pittoriche in cui i personaggi trasudano tridimensionalità, ma il tratto di Adlard è sicuro, frizzante e molto piacevole.

Gradevole sorpresa quindi per una saga che adesso sembra avere molte frecce nel suo arco. Si spera soltanto che la velocità della traduzione italiana acceleri il ritmo (visto anche l’aumento di prezzo), e non si debba aspettare ancora una volta più di anno per avere un quarto volume tra le mani.

2 commenti:

  1. Dunque il terzo numero ti ha conquistato! Anche per me è il migliore fin'ora. Ottima saga, a dir poco appassionante, non vedo l'ora che pubblichino il 4° volume. Ogni volta, arrivato alla pagina finale, per me è una tragedia. Ci fanno aspettare esageratamente per il numero successivo.
    Ciao!
    - Michael Myers -

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  2. L'ho divorato in mezz'ora. Finalmente c'è un equilibrio tra trama e approfondimenti psicologici dei personaggi che va al di là delle solite cose.
    Quando Kirkman aggiusterà del tutto i dialoghi e toglierà quelle cazzatine su certi svarioni drammatici, ci sarà il capolavoro.

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